Tumore degli occhi, il farmaco costa 1000 euro e l’ospedale non ti cura più

Pubblicato il 18 Ottobre 2012 - 09:25 OLTRE 6 MESI FA
Il farmaco chemioterapico che è stato “bandito”

ROMA – Il farmaco chemioterapico prima costava 15 euro, ora costa 1000 euro la fiala. La Stampa scrive che gli ospedali del Piemonte non potranno più curare i malati di maculopatia, un tumore degli occhi, a partire dal 18 ottobre. L’Aifa,  Agenzia italiana del farmaco, ha deciso che il vecchio (poco costoso ed efficace) farmaco va cambiato con il (costoso) nuovo farmaco chemioterapico. Ma il costo è troppo alto per le casse della Sanità pubblica, così la Regione Piemonte ha detto no alle cure per centinaia di malati. Un caso che ricorda quello di Roma, dove un uomo malato di cancro si è visto negare il farmaco chemioterapico e per protesta si è incatenato davanti al Policlinico Umberto I.

La Stampa scrive:

“In terapia all’Oftalmico con un farmaco chemioterapico (bevacizumab) che nel 2004 aveva inaspettatamente dimostrato un’efficacia anche contro la degenerazione maculare senile, non hanno più diritto a quel medicinale dopo la nascita di una nuova molecola e un prodotto alternativo (ranibizumab) quasi cento volte più costoso: 1000 euro circa a fiala, anziché i 15 a iniezione. Il nuovo farmaco è troppo caro per le casse della Sanità pubblica, e la nostra Regione – con una lettera del direttore generale Sergio Morgagni – ha comunicato venerdì scorso alla direzione dell’Asl To1 che la vecchia molecola, seppur efficace, non può più essere utilizzata perché l’Aifa ha di fatto cancellato la rimborsabilità. 

Da oggi, quindi, si può solo utilizzare il nuovo farmaco, ma l’Oftalmico – pur essendo un centro di riferimento regionale – non ha i fondi per acquistare scorte del costosissimo medicinale alternativo, e terminate le poche ancora in ospedale per i malati non ci sarà più speranza di proseguire la cura“.

Tutto cominciò quando la casa farmaceutica che produceva il farmaco chemioterapico bevacizumab, efficace anche contro quel tumore che attacca gli occhi, è stata acquistata da un’altra casa farmaceutica che ha isolato la molecola rivelatasi efficace per la terapia e prodotto il nuovo farmaco “oftalmico”, il ranibizumab. Così il costo lievita da 15 a 1000 euro per quello che è sostanzialmente lo stesso medicinale. Una scelta evidentemente di mercato, per la casa farmaceutica, che va contro l’interesse dei malati:

“Sono 3800 ogni anno all’Oftalmico i trattamenti contro la maculopatia: 3500 con il chemioterapico bevacizumab, 300 con il nuovo medicinale. Un’iniezione al mese per ogni paziente. Secondo la Società oftalmologica, l’uso del nuovo medicinale porterà nel 2013 in tutta Italia una spesa aggiuntiva di 600 milioni di euro nel capitolo Sanità. Anche il Piemonte spenderà molto di più: denaro che nelle casse sanitarie non c’è, né tantomeno in quelle delle singole Asl o di un solo ospedale come l’Oftalmico, che ha comunque chiesto alla Regione di potenziare i fondi per l’acquisto del ranibizumab”.

L’unica speranza per i malati è che l’Aifa riconosca il bevacizumab come “off label”, cioè un farmaco “fuori lista”, che sebbene non registrato per quella determinata patologia, la maculopatia, si è dimostrato negli anni una valida ed efficace terapia. Una speranza che anche il presidente della Soi, Società oftalmologica italiana, diventi realtà per poter garantire ai malati le cure senza appesantire (inutilmente) i costi del farmaco.