Lombardia, 4500 euro di bonus alle donne che non abortiscono

Pubblicato il 31 Maggio 2010 - 19:01 OLTRE 6 MESI FA

Roberto Formigoni.

Un bonus di 250 euro al mese, 4500 euro in un anno e mezzo, per le donne che rinunciano ad abortire pur vivendo in condizioni economiche difficili. È il contributo che erogherà la Regione Lombardia, grazie al provvedimento sperimentale varato dalla giunta il 31 maggio e che va nella direzione indicata da tempo dal presidente Roberto Formigoni. “Nessuna donna – ha detto il governatore – dovrà più abortire in Lombardia a causa delle difficoltà economiche”.

Il contributo, secondo quanto spiegano dal Pirellone, consiste in un assegno mensile di 250 euro, per 18 mesi, destinato a quelle donne che rinunciano ad una interruzione della gravidanza che sarebbe stata determinata, appunto, da problemi economici.

Il bonus, che raggiunge dunque i 4.500 euro in un anno e mezzo, è reso possibile da un primo stanziamento di 5 milioni di euro deciso dalla Regione, che ha versato i soldi sul Fondo ‘Nasko’, appositamente creato. “Vogliamo aiutare – spiega in una nota il governatore lombardo – la famiglia, la maternità e la natalità, rimuovendo il più possibile gli ostacoli, a cominciare da quelli di natura economica, che rendono più difficoltoso il fare una scelta a favore della vita”.

D’accordo anche l’assessore regionale alla Famiglia, Giulio Boscagli, che fa notare come “lo sforzo della Giunta sia tanto più significativo in quanto cade in un momento in cui la forte instabilità economica e sociale si può ripercuotere, più che in altri periodi, sulla scelta di molte donne di procrastinare o interrompere una gravidanza”.

Per realizzare gli interventi di sostegno alle madri in difficoltà, la delibera approvata oggi contiene già una serie di linee guida. Prevedono che, qualora una donna presenti la richiesta di interrompere la gravidanza spinta soprattutto da motivazioni economiche, gli operatori del consultorio o i servizi ospedalieri che la incontreranno per gli esami pre ricovero e per il colloquio, la mettano in contatto con il Cav(Centro di aiuto alla vita) per consentirle di conoscere e valutare le opportunità di aiuto.

Il Centro le sottoporrà un ventaglio di interventi di aiuto che potrà offrirle, sia direttamente sia in raccordo con gli enti locali e le altre organizzazioni del terzo settore. Nel caso in cui la donna accetti di continuare la gravidanza, il Cav e il Consultorio familiare stenderanno un ‘progetto personalizzato’ che sarà sottoscritto anche dalla futura mamma e nel quale saranno descritti i diversi interventi attivati o da attivare sia prima sia dopo la nascita del bambino.

L’effettiva partecipazione della madre al progetto concordato, spiegano dalla Regione Lombardia, sarà la condizione necessaria per ottenere il contributo, che potrà essere utilizzato per acquistare beni e servizi sia per la madre sia per il bambino.