Clima e mare, Boston guarda al 2030, Genova, Venezia, Napoli che fanno?

di Caterina Galloni
Pubblicato il 25 Febbraio 2020 - 07:36 OLTRE 6 MESI FA
Boston, Ansa

Clima e mare, Boston guarda al 2030, Genova, Venezia, Napoli che fanno? (foto Ansa)

ROMA – Il cambiamento climatico viene preso sul serio a Boston. Si tratta di una prospettiva ineluttabile. A poco servono le domeniche a piedi e la guerra all’industria.

Il comune di Boston ha promesso di spendere più di $ 30 milioni all’anno, pari al 10 percento del budget di capitale quinquennale di Boston, per difendere la città da un futuro in cui l’acqua potrebbe diventare un problema in termini di inondazioni.

Boston sta innalzando le strade, costruendo terrapieni e chiede perfino che i nuovi grattacieli condominiali sul porto realizzino “recinzioni acquatiche” – barriere di metallo portatili che possono essere posizionate sulla strada e ancorate al marciapiede per deviare le onde.

Bella lezione per quasi tutto il resto del mondo, Olanda esclusa. 

I politici del globo sembrano impazziti, lacerati fra il negazionismo estremo di Trump e il catastrofismo retorico di Greta e dei suoi seguaci. 

Solo in Italia, con le migliaia di chilometri di coste che abbiamo, piccole e grandi città sono in pericolo, ma nessuno sembra pensarci. Genova ha da rifare ponte e anche viadotti, a Napoli non pensano al Vesuvio, figurarsi al mare, a Venezia litigano da 40 anni dopo avere pianto e sprecato e un po’ rubato già qualche miliardo.

Sebbene la Florida, la Louisiana e le Caroline siano spesso associate alle inondazioni, tra 136 città costiere Boston è stata classificata come l’ottava al mondo più vulnerabile alle alluvioni, secondo uno studio del 2013 realizzato dall’Organization for Economic Cooperation and Development.

Nel XX° secolo, il mare che circonda Boston si è avvicinato di circa 23 cm e avanza sempre più velocemente verso il cuore della città. Mentre il cambiamento climatico accelera, a Boston il ritmo dell’innalzamento del livello del mare entro il 2030 dovrebbe triplicare, aggiungendo 20 cm., secondo un rapporto commissionato dalla città. Entro il 2070, l’oceano potrebbe salire fino a circa 1 metro sopra i livelli del 2013.

Un mare in espansione potrebbe provocare il caos: metà della città è costruita su un interramento che si trova a bassa quota.

Tra i punti vulnerabili ci sono i moli commerciali, l’aeroporto internazionale di Logan, i quartieri a basso reddito, il South End, il New England Aquarium e i costosi condomini nella zona del porto marittimo recentemente riqualificata.

Gli effetti sono già evidenti: l’acqua del mare durante l’alta marea è apparsa in alcune strade anche nei giorni in cui splende il sole. Nonostante la città stia cercando di affrontare il problema, la sfida è enorme. Boston ha già scartato l’alternativa più costosa.

L’ University of Massachusetts a Boston e il Woods Hole Group, una società di consulenza ambientale e scientifica, avevano studiato la possibilità di costruire un’enorme barriera portuale simile a quella dei Paesi Bassi. Avevano stimato che la costruzione sarebbe costata fino a 11,8 miliardi di dollari, senza contare i chilometri di strutture e terrapieni necessari per impedire all’acqua di superare la nuova barriera.

E quel prezzo non includerebbe i costi relativi alle spedizioni e il danno ecologico da dragaggio e correnti alterate. A New York City, l’U.S. Army Corps of Engineers sta studiando una barriera da 119 miliardi di dollari per proteggersi dall’innalzamento del mare e da uragani devastanti, come “Sandy” che nel 2012 ha inondato Lower Manhattan, tunnel e linee della metropolitana e interrotto l’elettricità.

A gennaio, il presidente Trump in un tweet ha bocciato l’idea, definendola un “muro di mare da 200 miliardi di dollari”, aggiungendo che è “costosa, folle, dannosa per l’ambiente e che, quando necessario, probabilmente non funzionerebbe comunque”.

I progetti di Boston hanno dimensioni più modeste ma non meno importanti. A Charlestown, la città prevede di elevare Main Street di circa un metro ad un costo stimato di ben 3 milioni di dollari. La struttura bloccherebbe il principale percorso di inondazione e proteggerebbe più di 250 residenze e 60 imprese.

Il Massachusetts Bay Transportation Authority sta spendendo 22 milioni di dollari per costruire delle porte in acciaio a tenuta stagna che saranno chiuse all’ingresso di un tunnel ferroviario vicino a Fenway Park.

L’aumento del livello del mare ha due driver principali: lo scioglimento delle calotte glaciali in Groenlandia e in Antartide l'”espansione termica”, il che significa che l’acqua calda ha un volume maggiore rispetto all’acqua fredda. Il risultato, entro il 2100, sarà un innalzamento globale del livello del mare di oltre 25,4 cm sempre che l’aumento delle temperature globali rimanga entro l’obiettivo di due gradi Celsius (3,6 gradi Fahrenheit) fissato nell’accordo internazionale di Parigi firmato nel 2015. Altri scenari sono più allarmanti.

Il governo della città di Boston ha presentato delle diapositive con un diagramma a barre che, se le emissioni di carbonio in tutto il mondo continueranno a salire, mostra un innalzamento di 2,2 metri del livello del mare entro il 2100. Le cifre della previsione hanno tutte dei margini sostanziali di errore, ma anche il più piccolo aumento del livello del mare costituisce una minaccia.

L’innalzamento del livello del mare ha già aumentato la frequenza delle inondazioni durante le maree e le precipitazioni relativamente normali. Nel 2017, durante l’alta marea, Boston ha registrato un record di 22 giorni d’inondazioni, secondo la National Oceanic and Atmospher Administration. La città potrebbe anche sperimentare più inondazioni quando, durante l’alta marea, nei giorni di sole l’acqua di mare si riversa sulle strade.

Per un documento accademico sui livelli delle acque nel porto di Boston, tre scienziati hanno individuato la corrispondenza e le misurazioni effettuate già nel 1825. Hanno concluso che a Boston l’innalzamento del livello del mare ha iniziato a velocizzarsi solo dopo il 1940. Un terzo dei 100 eventi di alluvioni più estreme si sono verificate negli ultimi dodici anni, incluso il 2018, che hanno determinato alcuni dei livelli d’acqua più alti dalla colonizzazione europea. Entro gli anni intorno al 2030, gli scienziati hanno affermato che quando le maree cambieranno, la città dovrà affrontare “bruscamente” il rischio elevato di inondazioni costiere.