Crac Parmalat, 18 anni a Tanzi. Ai risparmiatori le briciole

Pubblicato il 9 Dicembre 2010 - 21:28 OLTRE 6 MESI FA

Calisto Tanzi

Diciotto anni di reclusione per essere stato il centro di quella che gli inquirenti hanno definito la ”più grossa fabbrica di debiti del capitalismo europeo”. È una sentenza con pochi precedenti, almeno per l’Italia, quella che ha condannato l’ex patron di Parmalat Calisto Tanzi per bancarotta fraudolenta e associazione per delinquere, emessa dal tribunale di Parma dopo un processo durato quasi tre anni che ha ricostruito il crac da 14 miliardi.

Anche se, fra le pieghe della sentenza emessa dal tribunale presieduto da Eleonora Fiengo, rimane un po’ di delusione per i circa 35mila risparmiatori che, quasi sicuramente, dalle provvisionali disposte dal tribunale non vedranno l’ombra di un quattrino. I beni confiscati agli imputati riusciranno a coprire solo una piccola parte dei due miliardi che dovranno risarcire alla nuova Parmalat guidata da Enrico Bondi. Il risarcimento del 5% del valore nominale delle obbligazioni (piu’ o meno 30 dei circa 600 milioni di crediti) ha un valore quasi del tutto platonico. I risparmiatori non si erano fatti illusioni e infatti ad assistere alla lettura della sentenza che è arrivata dopo cinque ore di camera di consiglio durante la quale il collegio ha tracciato il bilancio delle 81 udienze ce n’erano pochissimi.

”Siamo delusi – ha detto qualcuno – siamo riusciti ad ottenere di più dagli accordi con le banche”. A titolo di transazione, i risparmiatori hanno avuto indietro dagli istituti di credito circa un centinaio di milioni. E questo, al bilancio conclusivo, dovrebbe essere tutto. L’ex cavaliere Tanzi (l’onorificenza gli è stata revocata dalla presidenza della Repubblica per indegnità) non si è presentato in aula, ma ha atteso notizie dai suoi avvocati nella sua villa alle porte di Parma.

”Non mi aspettavo una sentenza così severa”, ha detto ai suoi legali. Che, anche se non lo hanno annunciato ufficialmente, stanno già lavorando all’appello. La loro strategia è rimasta immutata fin da quando Tanzi fu arrestato il 27 dicembre del 2003: lenire le responsabilità di Tanzi, attribuendo una parte consistente della colpa del crac alle banche che hanno sostenuto e finanziato la Parmalat e direttamente venduto i bond ai risparmiatori. Soddisfatta è invece la Procura di Parma, che ha portato a compimento un processo che negli ultimi anni l’ha messa a durissima prova. Il procuratore Laguardia e i suoi sostituti avevano chiesto, per Tanzi, venti anni di reclusione.

Ma, in alcuni casi, la sentenza è andata addirittura oltre le richieste dei pm: a 14 anni di reclusione è stato infatti condannato Fausto Tonna, l’ex direttore finanziario del gruppo. La corte ha infatti sensibilmente aumentato la richiesta di nove anni e sei mesi: pur riconoscendogli le attenuanti generiche, non hanno considerato la sua collaborazione con gli inquirenti a decriptare anni e anni di falsi contabili, aggiustamenti di bilancio e operazioni finanziarie molto complesse, tale da concedergli un trattamento di favore, visto il ruolo di primo piano nella costruzione della ‘fabbrica dei debiti’. Condannato a dieci anni e sei mesi il fratello dell’ex patron Giovanni Tanzi.

Otto anni invece per Domenico Barili, ex direttore marketing della multinazionale di Collecchio, sei anni per Luciano Silingardi, commercialista amico di Tanzi, ex consigliere indipendente di Parmalat Finanziaria, nonche’ ex potente presidente della Fondazione Cariparma. Cinque anni di reclusione invece per Giovanni Bonici, numero uno di Parmalat Venezuela e soprattutto amministratore di Bonlat, quella che e’ stata definita la societa’ ‘cassonetto’, del gruppo Parmalat. Condannati per bancarotta fraudolenta altri otto imputati e per bancarotta semplice l’avvocato Sergio Erede. Assolti Paolo Compiani e Alfredo Gaetani.