Milano, case ai rom: l’ira dei leghisti delusi in una lettera a Bossi

Pubblicato il 20 Agosto 2010 - 11:42 OLTRE 6 MESI FA

Umberto Bossi

Mille leghisti delusi intendono restituire la tessera della Lega, l’autorizzazione per costruire un campo nomadi a Milano non gli è andata proprio giù. Un gruppo di cittadini ha quindi preso carta e penna e scritto una durissima lettera di protesta contro Umberto Bossi. La zona individuata è vicino a Via Padova, luogo simbolo delle lotte anti-immigrati, fino adesso supportate dagli esponenti in camicia verde. Qui nel  febbraio scorso scoppiò la rivolta di un gruppo di egiziani. L’escalation di violenza fu presa a pretesto per decretare l’impossibilità di una convivenza pacifica tra italiani ed extracomunitari.

I fatti. Il Comune di Milano ha autorizzato la costruzione di un campo, con tanto di finanziamento da 5 milioni di euro firmato dal ministro Maroni. E quei milanesi che hanno votato la Lega anche perché non vogliono “troppi stranieri” vicino casa si sentono traditi, visto che gli uomini di Bossi, nel municipio guidato da Letizia Moratti, fanno parte della maggioranza.

“A Milano la Lega regala la casa ai rom – scrivono i 987 – mentre le aziende chiudono con padri e figli senza lavoro”. Non solo: 1000 leghisti di via Padova si apprestano a restituire la tessere del partito delle Camicie verdi perché “ha perso identità”.

Tutto per un campo che dovrebbe, nelle intenzioni della Giunta, essere solo di transito e sostituire l’attuale situazione di abusivismo.  A scrivere la lettera, tutta in prima persona, è una militante di 35 anni, Raffaella Piccinni di professione tassista. Per la sua “linea dura contro gli zingari” la donna è riuscita a farsi sospendere dalla Lega, partito che coi rom non ha certo una grande tradizione di tolleranza. Eppure i leghisti duri e puri sono delusi e tuonano: “Questa Lega non esiste più”.

Negli stessi giorni in cui il Presidente francese Sarkozy sceglie il pugno di ferro per risolvere la questione dei nomadi, scaricando sul resto d’Europa la sua campagna di espulsioni (trasferimenti di rom in Romania, altri che emigrano in Piemonte), la Lega a Milano decide di agire governando l’emergenza, dotando la città di un luogo dove i rom possano vivere in condizioni dignitose in attesa di sistemazioni definitive. E questa volta non ottiene applausi, anzi deve fare i conti con il rischio della perdita di consenso. L’iniziativa dei leghisti che stracciano la tessera misura l’ampiezza di una contraddizione che fine adesso sembrava colpire solo la sinistra, ma che evidentemente riguarda chiunque assuma comportamenti responsabili di governo e non si limita solo agli slogan. Tanto c’è sempre qualcuno più a destra della destra: i rom saranno pure “brutti, sporchi e cattivi”, ma per guadagnare consensi sulla loro pelle, non basterà più spostarli come pacchi postali. Urgono soluzioni condivise e praticabili, senza scorciatoie “umanitarie” o deliri nazistoidi.

Questi mille, adesso, chi voteranno? A destra lo spazio è finito, occupato, ironia della sorte, da un campo nomadi. Una lezione per tutti, a destra come a sinistra.