“Il razzismo si trova in un’area del cervello”, si scopre con una risonanza

Pubblicato il 30 Gennaio 2013 - 16:43| Aggiornato il 15 Maggio 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il razzismo? Si trova in un’aera del cervello. A sostenerlo è uno scienziato dell’Università di Ginevra, Tobias Brosch, che dice di aver individuato, attraverso una risonanza magnetica funzionale che misura le variazioni di ossigenazione del sangue.

Brosch ha mostrato ai suoi volontari delle immagini di individui con colori della pelle differenti e ha osservato quali aree si “accendevano”, identificandole come le zone del cervello che giustificano la propensione al razzismo. “La diversa attività cerebrale – scrive su Psychological Science – registrata nell’osservazione di persone bianche o nere è nettamente più marcata nei soggetti razzisti che non nelle persone senza pregiudizi”.

Una teoria che ha già fatto discutere. In molti ritengono che possa portare a un utilizzo ‘deviato’ della risonanza magnetica. Come avvenne ad esempio nel 2008 quando una corte indiana condannò per omicidio una ragazza di 24 anni sulla base dei dati del suo encefalogramma.