Da Schifani a Napolitano, via Grillo, Di Pietro e Fassino. Sbagliato criticare i contestatori, pericoloso eccitarli

di Marco Benedetto
Pubblicato il 6 Settembre 2010 - 00:02| Aggiornato il 7 Settembre 2010 OLTRE 6 MESI FA

1. Invitare Schifani alla festa del Pd è stato un errore doppio: per la scelta della persona e perché uno come lui sul tema riforme non aveva niente da dire che non fosse ripetere giaculatorie berlusconiane. La gente legge i giornali, ha letto che Schifani ha detto tutto e il contrario di tutto, anche dopo Torino: prima sosteneva che sciogliere le Camere era un atto dovuto, ora contrordine compagni, decide il Presidente della Repubblica. I dirigenti del Pd sono forse troppo impegnati per riuscire a leggere tutto, ma i loro elettori tempo libero ne hanno, specie se sono disoccupati o in cassa integrazione, e hanno le idee ben chiare.

2. Dare degli squadristi a gente che protesta in modo forse un po’ molto vocale, ma stando dietro i cordoni è solo una variante chic dell’intolleranza mostrata da Ignazio La Russa contro due italiani che per strada a New York gli strillavano col megafono domande imbarazzanti. Lui rispose dicendo “pedofili”. Squadrista è una tacca sotto, ma gente come Fassino non può usare le stesse parole di Fini. Un ex fascista sa di cosa si tratta, lui dovrebbero avere letto alla scuola di partito cosa facevano gli squadristi, altro che vuvuzelas, erano randelli e olio di ricino.

3. Però attenzione, perché si può finire in situazioni imbarazzanti e anche pericolose farsi dare la linea da Grillo e Di Pietro, magari cercando di imitarne il fiorito linguaggio e i toni forsennati, riparlando di fogne vent’anni da quando il genio del tuo demonio ha fatto uscire proprio  quelli con cui oggi almeno una parte del tuo partito discute pubblicamente e ridicolmente di allearsi.

Sono giochi pericolosi e purtroppo il rischio che corre il partito della sinistra è di finire stritolato tra le spinte radicali e demagogiche di Grillo e Di Pietro e il fastidio dei tanti moderati che vogliono una ragione, una ragione sola (ma che non siano le puttane per favore) per abbandonare Berlusconi e “andare verso il futuro”. Quando vedo le foto di Di Pietro oratore mi viene in mente Orazio: “Vulgus vult decipi”, il popolaccio vuole essere ingannato. Ma di popolaccio, in Italia, ce n’è sempre meno. Grazie ai progressi che l’Italia ha fatto con la Repubblica, siamo in tanti che abbiamo studiato e sappiamo leggere capire e ragionare con la nostra testa. Siamo la maggioranza. Quel vulgus è minoritario, lasciatelo alle promesse mai mantenute di Berlusconi, Fini e Di Pietro.