Anche i ricchi piangono: l’ereditiera Brooke Astor contro il figlio. Storie di ordinari maltrattamenti

di Dini Casali
Pubblicato il 7 Aprile 2009 - 17:39| Aggiornato il 14 Luglio 2011 OLTRE 6 MESI FA

Nel 2006, quando i giornali diffusero la notizia, a New York non si parlava d’altro. La ricca ereditiera Brooke Astor, miliardaria, filantropa e regina della scena mondana accusava il figlio Anthony “Tony” Marshall di averla segregata in casa nella più squallida indigenza. Mentre, nel frattempo, si appropriava della sua fortuna.

La donna è morta nel 2007, alla veneranda età di 105 anni. Ora si è giunti al processo, che già divide l’opinione pubblica. “Tony” dovrà rispondere delle accuse di furto, ricettazione, falso e cospirazione e rischia fino a 25 anni di galera.

Brooke Astor aveva ereditato un’immensa fortuna avendo sposato in terze nozze Vincent Astor. “Pookie”, come la chiamava il marito, era diventata la madrina di innumerevoli iniziative filantropiche, concentrate soprattutto nei quartieri poveri di New York, dove presenziava con inappuntabile eleganza.

La denuncia dei maltrattamenti da parte del figlio fu fatta dal nipote Phillip Marshall, che aveva citato in giudizio il padre con l’avallo di testimonianze eccellenti come quella di Henry Kissinger e David Rockefeller. A parziale giustificazione del comportamento di “Tony”, si vocifera di un’infanzia segnata dalla insensibilità della madre che per liberarsi di lui lo spedì in collegio.