Salvatore Sirigu: “Sardegna? Calcio farà in modo che non sia più isola”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 23 Novembre 2013 - 15:16 OLTRE 6 MESI FA
Salvatore Sirigu: " Sardegna? Calcio farà in modo che non sia più isola" (LaPresse)

Salvatore Sirigu: ” Sardegna? Calcio farà in modo che non sia più isola” (LaPresse)

CAGLIARI – “I calciatori aiuteranno la Sardegna a non sentirsi più un’isola“. Salvatore Sirigu è  triste, preoccupato, commosso e pero’ nello stesso tempo avverte un’energia che non si aspettava di avere.

La sua terra è  devastata dall’alluvione e lui ha scoperto di avere “tanti fratelli e amici” nei suoi colleghi giocatori. “Noi italiani siamo fatti così – dice all’Ansa il portiere del Psg e della nazionale, che e’ originario delle zone piu’ colpite dal disastro – ci prendiamo in giro, magari facciamo i cori negli stadi ma quando succede una disgrazia, ci diamo la mano: e’ incredibile il numero delle telefonate che ho ricevuto in questi giorni dai calciatori italiani. Tutti mi chiedevano cosa si puo’ fare per la Sardegna. Cosi’ ho chiamato il presidente dell’Aic Tommasi e il dg Grazioli e abbiamo deciso di aprire una sottoscrizione. Ma non ci limiteremo ai soldi. Occorre ridare speranza e sorriso alla mia terra”.

Sirigu non vuole soffermarsi troppo su cio’ che si poteva fare per evitare la tragedia. “Non ne ho la competenza, e poi penso che sia inutile piangere sul latte versato, dobbiamo trovare dentro di noi la forza di andare avanti in qualche modo. Sicuramente si potevano fare prima delle cose per evitare che queste catastrofi possano colpire così popolazione e territorio.

Ho degli amici che stanno ancora cercando di tirare il fango fuori dalle case, ci sono case e campi distrutti, c’è una situazione di desolazione. Bisogna mettere il territorio in condizione di salvaguardarsi di fronte a situazioni simili. Io sono di La Caletta, a soli 4 km da Torpe’, che e’ uno dei posti piu’ devastati. La zona è quasi la stessa di quando ero piccolo, a livello ambientale è cambiato poco. Poi bisogna vedere quali sono i lavori di risanamento che sono stati fatti, per esempio alla diga di Torpè”.

“Certo, uno pensa: si poteva fare qualcosa prima per evitare questi disastri – aggiunge – si poteva intervenire con dei lavori sugli argini dei fiumi, sulle dighe, sulle case vicine ai corsi d’acqua, per provare a contenere eventuali straripamenti e fare in modo di salvaguardare persone e territorio.

Ora, però, piuttosto che pensare ai colpevoli, bisogna pensare a chi sta soffrendo e ha bisogno di aiuto. Ci sono stati tanti ragazzi di ogni squadra, di ogni categoria, che mi hanno chiamato per sapere com’è la situazione. C’è stata enorme solidarietà fra i calciatori. Ad esempio, mi ha chiamato Schiattarella del Livorno, che è mio amico. I giocatori della squadra toscana si sono mostrati subito disponibili. E devo ringraziare tutto il Lanciano, perché faranno delle opere concrete di beneficenza”.

“Io – prosegue Sirigu – di fronte a queste cose, so di essere un sardo fortunato e sento di dover essere vicino a questa terra. Chi ha perso tutto deve sapere che ci sono persone più agiate che s’interessano a loro, può essere una cosa gratificante. Io, se posso regalare un sorriso, lo faccio volentieri. Vorrei contattare Zola e tutti quelli che hanno a che fare con lo sport in Sardegna e organizzare nel futuro qualcosa, un evento, perché magari tra un mese non se ne parlerà più: servira’ a portare altri fondi alla causa e far sentire alle persone che non sono sole”. Sirigu dice di non essersi prefissato nella sottoscrizione con l’Aic un traguardo preciso:

“Non ho pensato ad una cifra-obiettivo anche perché i danni sono talmente tanti nei vari posti colpiti che una stima non è possibile. Io sono gia’ soddisfatto se posso aiutare il mio popolo, non e’ solo un discorso economico. Insisto – conclude – la Sardegna in questo momento deve realizzare di non essere un’isola e l’assist glielo forniremo anche noi calciatori”.