Pino Alfano, consigliere comunale e ultrà Nocerina: “Ti taglio la capa è una minaccia?”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 12 Novembre 2013 - 14:31 OLTRE 6 MESI FA
I tifosi della Nocerina protestano prima della partita

I tifosi della Nocerina protestano prima della partita (foto LaPresse)

NOCERA – Pino Alfano a Nocera è allo stesso tempo ultrà e consigliere comunale con delega allo sport*. Pino Alfano vede la storia di Salernintana-Nocerina in un modo tutto suo, come una sorta di disobbedienza civile e non violenta. Le minacce ai giocatori della Nocerina? Pino Alfano le smonta così: “Ti taglio la capa che è, ‘na minaccia?”

Domanda retorica. Per il consigliere che, si definisce “di fatto assessore da un sacco di anni” la risposta è no. O meglio. La risposta è che ti spaventi “solo se sei un ragazzo. Un professionista vero non si farebbe condizionare. Però capirebbe il messaggio”.

Il messaggio, quello di inventarsi degli infortuni per non giocare, ad Andrea Malaguti della Stampa, Alfano lo spiega con uno slogan: “Rispettare la nocerinità”, qualsiasi cosa sia o voglia dire la nocerinità.

Nel caso del derby non giocato su ordine e minacce degli ultras “nocerinità” era simulare cinque infortuni per impedire che la partita si giocasse. Che sia vigliaccheria pura è semplice è difficile da sostenere se si dà credito a quanto un giocatore “venuto dal nord” racconta a Malaguti:

Eccitati. Gridavano: «Onorateci», con l’orgoglio retorico di chi è convinto che ogni cosa presto sarà inondata di splendore. E tutto sarà chiaro. O brucerà. Quando i giocatori sono usciti in strada quelli, gli ultrà, hanno cominciato a diventare aggressivi. Li hanno schiacciati sul pullman. «Onorateci, onorateci, onorateci». Un incubo. Ma che cosa volevano dire? Volevano dire che per ragioni di ordine pubblico ai tifosi della Nocerina era stato impedito l’accesso allo stadio di Salerno. Un derby atteso 27 anni. Una rivalità, quasi tribale. E i tifosi costretti a restare fuori. Un insulto. Intollerabile. «Se noi non possiamo venire, voi non dovete giocare». I calciatori sono sbiancati. Molti di loro hanno appena vent’anni. Qualcuno anche meno. Tremavano. I filmati della polizia mostrano le minacce con chiarezza. Uomini con spalle da scaricatore di porto e la testa rasata che alzano le mani. Le mettono al collo di questi atleti-bambini da mille euro al mese che sotto l’onda d’urto sembrano cadetti rammolliti a bordo di un sottomarino. Una cosa più grande di loro. «Se mettete piede in campo siete morti. Lo Stato ci offende impedendoci di essere presenti e voi dovete stare dalla nostra parte. Ci dicevano cose così», racconta un atleta-bambino arrivato dal Nord. «Sono qui in prestito. Non voglio guai. Se il mio nome esce sono rovinato. Me la sono fatta sotto. Picchiavano i pugni sul pullman. C’erano esplosioni.  

Tutto questo per Alfano di fatto non c’è stato. Il consigliere ultrà nega le pressioni: “Abbiamo solo detto: non c’è festa senza musica. E noi tifosi siamo la musica”. Con lui anche il sindaco di Nocera: “La loro è stata una forma non cruenta di disobbedienza civile”. E la città è con lui, una città in cui calcio e politica sono vicinissimi e nei bar si racconta che il sindaco di Salerno, il Pd De Luca, fa “dispetti” a Giovanni Citarella, che oltre a essere patron della Nocerina è costruttore edile vicino a Edmondo Cirielli, bandiera locale del Pdl.

*Nel primo pomeriggio di martedì 12 novembre Pino Alfano ha rimesso la delega allo sport. Ad annunciarlo il sindaco di Nocera, Manlio Torquato, che definisce Alfano “una persona perbene”-