Teatro Nazionale di Roma, in scena opere di artisti del progetto Fabbrica

Pubblicato il 11 Ottobre 2017 - 21:00| Aggiornato il 12 Ottobre 2017 OLTRE 6 MESI FA

 

Teatro dell'Opera di Roma, in scena opere di artisti del progetto fabbrica

Teatro dell’Opera di Roma, in scena opere di artisti del progetto fabbrica

Roma-  Al Teatro Nazionale di Roma l’11 e il 12 ottobre vanno in scena due brevi opere di artisti del progetto “FabbricaYoung Artist Program.

Si tratta di “On-Off “di Sara Caneva e di  “She” di Maria Kallionpää. I due lavori, entrambi su libretto di Stefano Simone Pintor, rappresentano il risultato finale del progetto “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma, un progetto di inserimento professionale per giovani artisti iniziato due anni fa. Nello spirito di “Fabbrica” questo dittico di lavori ha coinvolto infatti tutte le figure artistiche che collaborano alla produzione e all’allestimento di un’opera lirica. Oltre alle compositrici e al librettista, hanno studiato e lavorato, all’interno di “Fabbrica”, per la regia Luca Bargagna, per la scenografia Giada Abiendi, per i costumi Chicca Ruocco e per le luci Marco Alba. E inoltre anche i cantanti (Erika Beretti, Valentina Varriale, Timofei Baranov) e la pianista Edina Bak fanno parte di “Fabbrica”; a loro si sono uniti per questo nuovo allestimento i cantanti Murat Can Guvem e Flavio Francucci e alcuni ex allievi dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico. Hanno collaborato la Youth Orchestra e la Scuola di Canto Corale, due realtà molto presenti nelle attività del Teatro dell’Opera di Roma.

On-Off è definita dalla sua autrice Sara Caneva una “riflessione uditiva in tre scene per ensemble ed elettronica, basata su una esperienza personale”. L’azione si svolge all’interno della “Casa del Risuono” fondata dal professor Fraud. Il nome della residenza allude alla famosa Casa di Riposo “Giuseppe Verdi” per cantanti e musicisti di Milano, dove la compositrice ha brevemente soggiornato e dove ha sviluppato, secondo le sue parole, “una personale ricerca fondata sulla percezione dei suoni da parte dell’orecchio umano nelle varie fasi d’età. Anche in una vecchiaia felice – continua Sara Caneva – i sensi perdono il loro acume, le relazioni personali cambiano, alcune normali attività diventano gesta eroiche”. L’organo emblematico della comunicazione, l’udito, diventa così il centro di questo lavoro, che si traduce in una “ricerca fonica e spettrometrica delle possibilità della voce umana”. La protagonista, Clea, soffre di presbiacusia, ma il suo astrarsi dal mondo esterno le permette di ignorare tutte le negatività delle persone da cui è circondata, lasciandola invece immersa in un mondo interiore fatto solo di musica e di poesia. Intorno a lei agiscono gli altri personaggi, Eustachio, Ondina e il dottor Fraud, fraudolento inventore di un apparecchio acustico di dubbia utilità.

She, che la sua compositrice, la finlandese Maria Kallionpää, indica come “un’opera di immaginazione”, è ispirata a un omonimo romanzo dell’inglese Rider Haggard, che ha inaugurato con successo, nel 1887, il filone del “mondo perduto”, soggetto anche di molti film. La vicenda mescola luoghi e epoche distinte in un’atmosfera mistica e visionaria: nella prima scena, ai nostri giorni a Roma, il professore Geoffrey Truce tiene una conferenza appunto sul romanzo “She”, ma è interrotto da una voce misteriosa e da oscure presenze. Ci spostiamo quindi in Africa dell’Est, nel IV sec. a.C.: Kallikrates e la moglie Amenartas sono reduci da un naufragio. Compare loro Ayesha in una luce abbagliante: è She “lei cui bisogna ubbidire”. La misteriosa figura riappare nel terzo quadro, ancora in Africa, ma all’epoca del romanzo (1884). In Leo Vincey e nella moglie Ustane si sono reincarnati i personaggi precedenti. Riappare loro She/Ayesha che seduce Vincey prima di gettarsi con lui tra le fiamme. “È un’opera – dice la compositrice Maria Kallionpää – sull’ossessione dell’uomo per il possesso, il dominio dell’altro, ma riflette anche il pericoloso complesso di superiorità che da sempre ha l’Occidente nei confronti del resto del mondo. La natura mistica del lavoro è sottolineata dall’uso del magnetic resonator, uno strumento che, montato dentro il pianoforte, ne accresce le tradizionali possibilità sonore”.

 

TEATRO NAZIONALE

Mercoledì 11 ottobre alle 20, con replica giovedì 12 allo stesso orario

Biglietti: posto unico euro 20. Per informazioni: operaroma.it