Drusilla Foer pontefice massimo di Sanremo ossessionato dal sessualmente corretto: Luxuria, Cirinnà o del bigottismo lgtb

di Lucio Fero
Pubblicato il 4 Febbraio 2022 - 09:59 OLTRE 6 MESI FA
Drusilla Foer pontefice massimo di Sanremo ossessionato dal sessualmente corretto: Luxuria, Cirinnà o del bigottismo lgtb

Drusilla Foer pontefice massimo di Sanremo ossessionato dal sessualmente corretto: Luxuria, Cirinnà o del bigottismo lgtb (Foto Ansa)

Drusilla Foer, il giorno dopo è beatificazione o quasi: le sue parole e battute la stampa tutta di buon lignaggio le battezza “la lezione di Drusilla”. Lezione di stile, eleganza e via elogiando fino ad accogliere parole e battute di Drusilla Foer niente meno che come lezioni di corretto pensare. Così Drusilla Foer, alias Gianluca Gori, appare e viene celebrata come pontefice massimo del Festival di Sanremo 2022, custode del culto e dell’obbedienza al culto? Quale culto? Quello del sessualmente corretto, vera e pervasiva ossessione delle maxi serate del maxi Festival.

Sessualmente corretto, cioè?

Cioè mostrarsi aperti garantendo tutta la rappresentanza possibile ad ogni identità, semi identità, auto percezione, allusione di sé in materia di sesso percepito e rappresentato. Con un figlio di un sesso minore, sia chiaro. E il figlio di un sesso minore è l’eterosessualità per così dire…semplice. Il tutto arredato con un linguaggio liturgico e irradiato da una cultura di cui “l’elogio della unicità” recitato da Drusilla Foer è compendio e manifesto. Eccolo: “Vanno prese per mano tutte le cose che ci abitano e portate in alto nella purezza della libertà”.

Nella migliore e più improbabile delle ipotesi una supercazzola da tv del pomeriggio. Nella più plausibile delle ipotesi una sentita e convinta ode all’ipertrofia dell’ego e al populismo del ciascun bisogno è diritto. La falsa novella per cui tutto ciò che come individui vogliamo il mondo ce lo deve perché ciò che è voluto è buono e giusto perché. appunto, è voluto.

Questa falsa novella il giorno dopo viene riferito dalla stampa politicamente corretta come “monologo commosso” e il pubblico di Sanremo e il gran pubblico a casa sentitamente applaude. Cosa? Sostanzialmente il ciascuno faccia come sente e vuole, è questa la libertà.

Drusilla Foer: evviva l’unicità

Predica Drusilla evviva l’unicità. Cioè siamo sessualmente tutti non uguali ma tutti di pari dignità. Ma questa ovvietà che sarebbe rivoluzionaria se fosse davvero sentire e pensare comuni, Sanremo Festival la declina con l’ipocrisia dell’acquisito. Drusilla che alla Zanicchi dice ho qualcosa più di te e coniuga nella rivendicazione sia la cultura che l’identità sessuale en travesti, afferma quindi che c’è una sessualità colta e uno meno colta.

Drusilla che all’ipotesi dello spogliarsi annuncia con orgoglio “possibili sorprese” vanta la superiorità (morale?) di una sessualità che non sia…standard. L’unicità predicata parte vestita da quintessenza della libertà ma, viaggiando nel suo habitat culturale, finisce per essere alquanto costrittiva. Bisogna per essere liberi nella propria unicità, per dirla con Verdone di Viaggi di nozze, “farlo strano”. E Sanremo Festival ottempera a questo comandamento, obbedisce a questo canone, inzeppa e intasa se stesso di sessualmente corretto.

Achille Lauro…

Achille Lauro, pantaloni slacciati e mezzo strip titola e segnala il Corriere della Sera. Ma Achille Lauro non è particolarmente stravagante o trasgressivo in un Festival ossessionato dal sesso mimato e patinato. Un Festival che il giorno dopo Checco Zalone ha smosso anche il bigottismo Lgtb.

Luxuria, Cirinnà: non si scherza sui trans, anzi non nominare il trans invano. Checco Zalone ha messo in scena una sorta di parabola del trans, lui/lei si prostituisce e il bravo e timorato di dio padre di famiglia che lo condanna come il male che cammina è…il suo cliente. Ma il bigottismo Lgtb condivide con l’Islam più rigoroso il tabù delle immagini: non si può rappresentare o mettere in scena senza infliggere in qualche modo blasfemia. Quindi le addette al culto Lgtb hanno emesso indignata costernazione: come si può unire trans e prostituzione? Questo è sfregio!

Incidente non marginale

Quello dell’apertura a carico di Checco Zalone di un’indagine da parte dell’Inquisizione Lgtb. No, non è un incidente marginale. E’ che andando di questi mari, di questi pesci…Sanremo Festival 2022 nella sua ideazione, nei suoi autori, nel suo conduttore, nei suoi testi e nella sua sceneggiatura dà vita ad una creatura in parte nota e per altro del tutto nuova. Mescola e fonde l’ecumenismo Rai in una a tratti grottesca par condicio di sessual lustrini.

Cerca di superare una sessuofobia mai risolta con una capriola, quella appunto del sessualmente ossessivamente corretto. Scimmiotta più o memo consapevolmente tratti illiberali e dogmatici della cancel culture che divora il progressismo anglosassone. Non è incidente marginale che si sentano autorizzate a cantare in questo Sanremo le sacerdotesse del sessualmente corretto.

Lo spettacolo è…

Quello di una celebrazione di massa, di un applauso di massa, di un convenire di massa (più di 10 milioni di spettatori a serata) alla “lezione” di Drusilla, al look di Achille Lauro, al dibattito sui trans…quello di un popolo convinto e certo del sessualmente corretto, che lo pratica la sera alla tv. Lo stesso popolo che in tutte le altre ore di tutti gli altri giorni, in famiglia soprattutto, i gay li guarda con sospetto, i trans li considera ai confini della criminalità e le donne non disdegna di punirle se sgarrano nell’appartenere ai maschi.

Genitori che non disdegnano di coprire i figli se in qualche festa con le femmine “esagerano” un po?, “voleva solo divertirsi, mio figlio è un bravo ragazzo” la sera annuiscono alla lezione di Drusilla. Viene il sospetto che il sessualmente corretto, quando in tv è mimato come canone generale, strappi consenso da un sesso nella realtà praticato malato.