UnoMattina, l’inviata Stefania Battistini minacciata durante il collegamento dai soldati ucraini

di FIlippo Limoncelli
Pubblicato il 3 Marzo 2022 - 13:56 OLTRE 6 MESI FA
UnoMattina inviata minacciata

UnoMattina, l’inviata Stefania Battistini minacciata durante il collegamento dai soldati ucraini

Stefania Battistini, inviata del Tg1 in Ucraina, è stata fermata da alcuni soldati locali che puntandole contro il fucile le hanno intimato di chiudere il collegamento con UnoMattina. L’inviata e i suoi operatori, come riferito dai conduttori del programma, stanno bene.

Guerra in Ucraina, inviata Tg1 minacciata durante la diretta con UnoMattina

“Eravamo in camera, in diretta con UnoMattina, abbiamo sentito urlare, sbraitare e sbattere la porta – ha raccontato la giornalista all’AdnKronos -. Sono entrati due agenti armati e con il mefisto, hanno buttato giù i due operatori di ripresa a terra, con il ginocchio sulla schiena e facendogli alzare le mani. Non capivano nulla di inglese quindi ci hanno tenuto dieci minuti urlando come pazzi, col kalashnikov puntato alla testa dei colleghi”. Al momento dell’irruzione la Battistini e la sua troupe si trovavano in un hotel a Zaporizhzhia, vicino a Dnipro. “Continuavano a chiederci “perché siete nel nostro Paese?”. Io, forse perché pensano che le donne siano meno pericolose, sono stata delegata alla ricerca dei documenti”.

La giornalista poi ricostruisce la dinamica: “Credo siano stati chiamati dalla direttrice dell’albergo, che credo li abbia chiamati per segnalare un’attività secondo lei sospetta”. Il motivo, come spiega l’inviata, è che “qui c’è un livello di paranoia totale, ogni cosa che per loro non è usuale ed è considerata una minaccia. Hanno paura, vivono nel terrore che ci siano spie russe, in parte e comprensibile ma per chi fa il giornalista è un incubo”. 

Controlli nell’hotel dove alloggiavano i giornalisti italiani

La tensione è aumentata quando gli agenti hanno fatto irruzione anche nella stanza di altri due inviati italiani, Cristiano Tinazzi e Andrea Carrubba, che si trovavano in una delle stanze affianco. “Mi hanno accompagnato a fare la stessa cosa da loro, usandomi come testimone nella loro stanza, hanno rifatto la stessa scena”. Infine aggiunge: “Se mi sono spaventata? Certo quando vedi un collega con un’arma puntata alla testa ti preoccupi, sì. Qualcuno deve aver telefonato, ci deve essere stato qualcuno che ha evidentemente spiegato, è arrivata la polizia in borghese e la cosa ha preso dei contorni più dialoganti e civili e ci hanno lasciato alzare la terra”. Ora “la situazione è tornata alla normalità, devo dire che alla fine si sono anche scusati, hanno detto ‘sorrry'”.