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Gaza, muro contro muro, più di 25.000 morti ma i negoziati di pace continuano, ecco gli 8 punti

Gaza, nuovi piani per negoziare la pace o una tregua nella Striscia. Sul campo è “muro contro muro”. Spiragli  non se ne vedono.

Il premier israeliano Netanyau conferma la linea dura (“Finché sarò io premier non ci sarà uno Stato Palestinese”). La soluzione “Due Stati” è ancora lontana.

E aumentano i morti: più di 25 mila. Tre Paesi cercano un compromesso su ostaggi e tregua: USA, Egitto, Qatar. Giovedì sera ci ha provato anche il ministro Tajani incontrando Bibi e parlandogli per 35 minuti a Tel Aviv; particolarmente attivo il capo della CIA, William Burns, in costante contatto col suo omologo del Mossad. Per aora le parti restano distanti. Ma continuano i negoziati.  Buon segno.

GLI 8  VERI PUNTI DEI NEGOZIATI
Nahun Barnea, firma autorevole del quotidiano israeliano  più diffuso (il tabloid “Yedioth Antonoth”, fondato a Tel Aviv nel 1939), ci svela gli otto punti attualmente sul tavolo dei negoziati. Eccoli.
1. Cessate il fuoco di 3 mesi
2. Graduale rilascio di tutti gli ostaggi vivi e morti
3. Ritiro israeliano da Gaza
4. Rilascio di migliaia di detenuti palestinesi
5. Raddoppiare gli aiuti umanitari a Gaza
6. Ritorno degli sfollati nella Striscia Nord
7. Una amministrazione finanziata a livello internazionale per la ricostruzione di Gaza
8. L’inclusione di Hamas nel governo

UN PREZZO GIUSTIFICATO PER 136 OSTAGGI
Barnea a domanda precisa, se cioè “la vita di 136 israeliani giustifica un simile prezzo“, risponde:” Penso di si. Il 7 ottobre è stata una grande vittoria per Hamas. Ma che tipo di vittoria può esserci con 2 milioni di persone di Gaza fuggite di casa? “ È opinione diffusa che Israele sia caduto in un abisso profondo. Aggiunge il giornalista israeliano:” Da quel giorno siamo rimasti in fondo alla fossa e ci siamo fatti molte domande”.

IL DOCUMENTO DI HAMAS
Mentre la guerra in Medio Oriente rischia di avvitarsi su se stessa, Hamas ha pubblicato un documento di 17 pagine nel quale ha motivato l’attacco contro Israele.

Secondo i vertici della organizzazione palestinese, il raid su vasta scala è stato “un passo necessario e una risposta normale a tutti i complotti israeliani contro il popolo palestinese “.

Hamas ha anche aggiunto che nel caos intorno al confine tra Israele e la Striscia di Gaza , quel 7 ottobre “ forse sono stati commessi degli errori” ma ha negato di aver preso di mira i civili, se non “per caso e durante gli scontri con le forze di occupazione”.

E su questo le distanze si fanno oceaniche. È il caso di ricordare che la maggior parte dei 1.140 israeliani uccisi erano civili.

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