Stati uniti/ Giornali contro Twitter. I reporter “cinguettano” ai propri contatti informazioni riservate

di Riccardo Panzetta*
Pubblicato il 27 Maggio 2009 - 13:50 OLTRE 6 MESI FA

Tutto cambiò nel gennaio 1998. Quando Matt Drudge pubblicò sul suo “Drudge Report” la notizia secondo cui il settimanale Newsweek aveva le prove della liason tra il presidente Clinton e la stagista Monica Lewinski.

Qualcuno all’interno del giornale spifferò tutto e Drudge incassò uno scoop sensazionale. Un evento senza precedenti perchè mai prima di allora una storia  così importante era stata lanciata da canali non-ufficiali, meno che mai da un sito web.

Oggi, a 11 anni di distanza, ognuno può essere megafono di notizie. Con un’audience sconfinata e più grande di quella mai concessa ai reporter tradizionali di una generazione fa. E grazie al social network Twitter (in italiano “cinguettio”) è possibile comunicare istantaneamente, con un gran numero di persone.

O meglio è possibile veicolare qualunque informazione in tempo reale. Unico limite: i 140 caratteri che si hanno a disposizione. Non uno in più. Ma bastano e avanzano per raccontare cosa accade in un congresso di partito, per riportare dichiarazioni e dare in presa diretta le ultime news dallo stadio.

Insomma chiunque può diventare fonte di notizia. Ecco perchè i giornalisti trovano Twitter così interessante. Ma questo obbliga i giornalisti a “coltivare” queste fonti, a interagire con esse. Anche a dare qualche piccola “anteprima”, magari spifferando ai propri contatti quelli che saranno gli articoli più succosi del giorno dopo.

E proprioa a causa della continua “fuga di notizie” a causa di Twitter, negli ultimi mesi alcune delle testate più prestigiose degli Stati uniti – compreso il Washington Post, il New York Times, il Los Angeles Times e il Wall Street Journal – hanno chiesto il rispetto di un codice di comportamento ai propri giornalisti. Che nessuno vada a “cinguettare” in giro informazioni preziose per il giornale.

Le linee guida del Washington Post sono categoriche. «Ci aspettiamo che il lavoro dei nostri reporter venga pubblicato dal giornale, su carta o sul sito, e non via blog e su Twitter».

La decisione di imbrigliare Twitter potrebbe essere un brutto colpo al lavoro dei giornalisti che, soprattutto negli Usa, utilizzano il social-network esattamente quanto il telefono.

D’altro canto lasciare che i giornalisti facciano informazione grazie alla rete di cinguettii nasconde un altro rischio. E non riguarda la perdita di informazioni.

Il pericolo è che, a causa di Twitter, i reporter non scendano più in strada a cercare le notizie ma rimangano a fissare lo schermo in attesa di aggiornamenti dai propri contatti. Spesso senza adeguata verifica sulla attendibilità di ciò che viene trasmesso, e pensando che il mondo con cui interagire, e per cui lavorare, sia soltanto quello che “cinguetta”.

* Scuola superiore Giornalismo Luiss