Ghiacciai Alpi si sciolgono, glaciologo avverte: “Entro il 2064 spariranno”

di Veronica Nicosia
Pubblicato il 20 Maggio 2014 - 07:00 OLTRE 6 MESI FA
Ghiacciai sulle Alpi si sciolgono: "Entro il 2064 spariranno"

Foto Ansa

ROMA – I ghiacciai sulle Alpi si sciolgono. In 50 anni sono spartiti 150 chilometri quadrati di ghiaccio, lasciando una superficie di 370 chilometri quadrati. E se la fusione continuerà avvisano i glaciologi, entro il 2064 i ghiacciai spariranno

Claudio Smiraglia, professore all’Università Statale di Milano e decano dei glaciologi italiani, spiega a Stefano Ardito del Messaggero:

“«I ghiacciai delle Alpi italiane si estendono su 370 chilometri quadrati, la superficie del Lago di Garda. In cinquant’anni il dato si è ridotto di 150 chilometri quadrati, l’equivalente del Lago di Como. Se la fusione continuerà allo stesso ritmo, in mezzo secolo i ghiacciai alpini spariranno. Nelle zone dove il ghiaccio si nasconde sotto uno strato di detriti ci vorrà un po’ di più, ma la tendenza resta quella»”.

Il primo catasto dei ghiacciai italiani risale al periodo tra il 1959 e il 1962, quando tra Alpi, Appennino e Calderone del Gran Sasso furono 82 le distese di ghiaccio censite. Un nuovo censimento, frutto del lavoro di 5 anni, realizzato sia con verifiche sul terreno che con foto aeree delle zone interessate, disegnano un quadro diverso dei ghiacciai italiani:

“Oggi, secondo i nuovi dati, sopravvivono 134 chilometri quadrati di ghiacciai in Valle d’Aosta, 88 in Lombardia, 85 in Alto Adige, 30 in Trentino, 28 in Piemonte e 4 in Veneto. In Friuli resiste qualche blocco di ghiaccio isolato. Il Calderone, unico ghiacciaio d’Abruzzo, è considerato estinto”.

Smiriglia spiega il perché del cambiamento:

“«Mi occupo di ghiacciai da cinquant’anni, li ho visti cambiare sotto ai miei occhi – prosegue il professor Smiraglia.- La riduzione è iniziata più di un secolo fa, ma negli anni Settanta c’è stata una pulsazione, una nuova breve fase di crescita, seguita da una nuova riduzione. Il ghiacciaio dei Forni, in Valtellina, si è allungato di trecento metri, poi si è ridotto del doppio. È emozionante vedere queste trasformazioni in diretta»”.

Se i ricercatori sono riusciti a ben misurare le distese di ghiaccio, più complicato invece è misurarne la massa, un dato più importante per determinare i danni dello scioglimento:

“«Fino a oggi, l’approvvigionamento idrico in Italia non ha risentito – chiosa Smiraglia – La pioggia e la neve hanno un impatto maggiore sugli acquedotti. Nella torrida estate del 2003, però, l’acqua dei ghiacciai ha permesso a molte zone di non restare all’asciutto. I nostri ghiacciai sono un capitale, che a volte ci paga dei dividendi preziosi»”.