Maltempo Italia, eventi climatici estremi sempre più frequenti: manca lo “scudo” a proteggerci

di admin
Pubblicato il 10 Luglio 2019 - 20:13 OLTRE 6 MESI FA
Maltempo Italia, eventi climatici estremi più frequenti: cosa è cambiato

I danni del maltempo a Cervia (Foto ANSA)

ROMA – Grandinate improvvise con chicchi grandi come noci e arance, come a Pescara. Trombe d’aria che abbattono oltre 2200 alberi, come a Milano Marittima. E ancora nubifragi, allagamenti e fortissime raffiche di vento.

Il maltempo che ha provocato danni in Italia il 10 luglio è solo un esempio degli eventi estremi climatici a cui, avvisano gli esperti, dovremo abituarci. Lo “scudo” che ci proteggeva, l’anticiclone delle Azzorre, non c’è più e gli eventi estremi hanno campo libero sul nostro territorio.

A spiegare la situazione meteorologica italiana, che sembra sempre più un clima tropicale dalle precipitazioni improvvise e intense e da episodi come grandine e trombe d’aria, è il fisico dell’atmosfera del Cnr Antonello Pasini all’ANSA: “Una volta questi fenomeni avvenivano solo dopo Ferragosto perché l’anticiclone ci proteggeva dalle correnti perturbate, ora la circolazione è cambiata, arrivano anticicloni più caldi come quello libico, così non solo ci sono più ondate di calore, ma anche più eventi estremi”. 

L’esperto spiega che questo cambiamento della circolazione si deve ai cambiamenti climatici in atto: “Con il riscaldamento globale si è amplificata la circolazione equatoriale, e appunto anticicloni che prima non uscivano dal deserto ora riescono ad arrivare nel nostro paese. A differenza di quello delle Azzorre però questi non riescono a stabilirsi stabilmente e a ‘proteggerci’ dalle perturbazioni che vengono da nord. I singoli eventi come quello di oggi non possono essere ascritti al riscaldamento globale, ma è un fatto che vediamo sempre più frequentemente questi episodi, e bisogna essere pronti perché la tendenza è questa”.

Le differenze sempre maggiori di temperatura sono anche alla base delle dimensioni dei chicchi di grandine, che possono raggiungere così livelli record come successo mercoledì 10 luglio a Pescara, spiega Pasini: “Le dimensioni dipendono dall’altezza delle nubi e dalla violenza con cui l’aria sale e scende quando si scontrano il fronte freddo e quello caldo. All’inizio i chicchi sono piccoli, ma si accrescono in base a questi parametri”.

Anche Kerry Emanuel, docente di Scienza atmosferica al Massachusetts Institute of Technology, conferma questo trend meteorologico durante un intervento sul “climate change” al Centro Fisica teorica Abdus Salam. L’esperto ha spiegato che il mar Mediterraneo sarà interessato da un numero superiore di uragani e cicloni tropicali.

Emanuel ha spiegato: “Uragani e cicloni tropicali si intensificheranno più rapidamente, quando il clima diventerà più caldo, e ciò renderà più difficile predirli. Il numero di eventi climatici estremi non cambierà, potrebbe anzi diminuire, ma la loro intensità aumenterà. Anche gli uragani del Mediterraneo ci aspettiamo diventino meno frequenti, ma saranno più violenti”. 

Per quanto riguarda l’Italia, “uno dei problemi principali è che in tutta la sua storia si sono verificate diverse grandi inondazioni da fiumi o da pioggia torrenziale”. E aggiunge: “Un paradosso mondiale è che se la pioggia diventa più intensa ma più rara, avremo periodi più lunghi di siccità”.

C’è poi il ruolo delle nuvole, come indicato da Sandrine Bony, scienziato senior del Centre national de la recherche scientifiche – CNRS in Francia: “Queste influenzano sia il freddo che il caldo nel clima. Se non ci fossero le nuvole, la Terra sarebbe molto più calda”. Per questo motivo il ruolo delle nuvole è importante, dato che potrebbe influenzare l’effetto sul clima e sulle precipitazioni.

A lanciare un’allerta per il meteo è infine Bjorn Stevens, direttore Max Planck Institute Metereologie di Amburgo, che si chiede: “Per la scienza cosa vuol dire che ci saranno 2, 3 o 4 gradi di riscaldamento globale nel mondo?” E lancia un monito: “Quello che sta succedendo ora, è che il nostro mondo sta entrando in un territorio in cui non siamo mai stati prima”. La soluzione? Per il momento è sempre la stessa: cercare di ridurre le emissioni di anidride carbonica in atmosfera. (Fonte ANSA).