Scalfari contro Berlusconi e Bertolaso: “Così hanno espropriato Costituzione e Parlamento”

Pubblicato il 14 Febbraio 2010 - 11:24 OLTRE 6 MESI FA

Eugenio Scalfari

Non c’è articolo più bello oggi di quello scritto da Eugenio Scalfari per Repubblica, edizione del 14 febbraio. Non é buono, non è dedicato a San Valentino, ma è un sereno, distaccato quanto duro attacco a Guido Bertolaso.

Pacato e non polemico quanto poche volte lo è stato, Scalfari sembra sopraffatto più dalla delusione e dall’amarezza che dall’indignazione.

Forse anche Scalfari aveva davvero creduto al mito di Bertolaso, che il giornale da lui fondato aveva così acriticamente contribuito a alimentare. Ma come si dice, meglio tardi che mai.

Scalfari comincia così:

La prima parola che viene in mente è bordello, nel senso letterale e metaforico del termine già usato da Dante nella celebre apostrofe “Non donna di province ma bordello”, cui si potrebbe aggiungere l’altro verso della stessa terzina: “Nave senza nocchiero in gran tempesta”. Il padre della nostra letteratura, cioè della nostra storia, aveva scolpito ottocento anni fa uno dei connotati permanenti della nostra società, per fortuna non il solo, ma purtroppo quello più ricorrente.

Non c’è ritratto più adatto per descrivere l’impressione suscitata dall’ennesimo scandalo del nostro scandaloso presente, quello che si intitola alla Protezione civile, al suo capo, Guido Bertolaso e al suo massimo ispiratore e primo fruitore, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

L’immagine un po’ moralistica si trasforma in analisi politica:

La popolarità di Berlusconi e il consenso che ancora compattamente lo sostiene poggia infatti su tre pilastri: la lotta indiscriminata e sapientemente alimentata contro gli immigrati, la celere raccolta dei rifiuti a Napoli, la tendopoli e le casette rapidamente allestite a L’Aquila dopo il terremoto. Gli ultimi due debbono il loro successo a Guido Bertolaso e questo spiega la difesa che Berlusconi ha assunto personalmente del suo capocantiere, detto anche “il protettore” in quanto capo della Protezione.

L’uomo del fare ha trovato due anni fa un altro uomo del fare e l’innamoramento è stato immediato e reciproco. Saper fare e voler fare sono requisiti positivi se il fare viene esercitato all’interno di limiti precisi, di regole chiare, di controlli rigorosi.

Più aumenta il potere degli uomini del fare e più dovrebbero aumentare i controlli, le regole, i limiti. Ma se i controlli vengono smantellati, allora il potere del fare diventa un requisito negativo e questa è appunto la situazione che due anni di dittatura del cosiddetto fare ha creato.

Lo scandalo della Protezione civile è dunque intimamente connesso al berlusconismo e alla sua visione della cosa pubblica. Alla sua concezione costituzionale. Da anni il premier si batte per instaurare un assetto autoritario, dove l’accrescimento dei poteri presidenziali sia accompagnato dall’indebolimento dei controlli e dei poteri di garanzia. Dove il potere legislativo sia confiscato da quello esecutivo, dove il disegno di legge sia sostituito dal decreto legge e il decreto dall’ordinanza. E dove infine l’ordinanza sia “esternalizzata” e affidata non più ad un dipartimento collocato all’interno della Pubblica amministrazione, ma ad una società per azioni di carattere pubblico in veste privatistica, che ha come unico referente il capo del governo, con tutto ciò che inevitabilmente ne consegue e che lo scandalo Bertolaso-Protezione civile ha portato ora sotto gli occhi di tutti i cittadini. Per fortuna lo scandalo è scoppiato prima dell’entrata in vigore della legge sulle intercettazioni che se sarà approvata così come il governo la vuole, metterà il bavaglio alla stampa (a quel che resta della libera stampa). Con quella legge vigente l’opinione pubblica non avrebbe saputo nulla di ciò che è accaduto, nulla dell’istruttoria in corso, nulla delle risate degli appaltatori allo scoppio del terremoto, nulla del raddoppio dei prezzi in corso d’opera, nulla degli intrecci familiari e amicali, nulla dei “benefit” percepiti dagli appaltanti, nulla dei conti segreti.

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