Matacena da Dubai: “Io vittima di un complotto-vendetta. Scajola è un amico”

di redazione Blitz
Pubblicato il 17 Maggio 2014 - 11:42 OLTRE 6 MESI FA
Amedeo Matacena (LaPresse)

Amedeo Matacena (LaPresse)

REGGIO CALABRIA – “Contro di me c’è stato un complotto-vendetta. Tutti coloro che mi hanno colpito hanno avuto delle gratifiche e avanzamenti di carriera all’interno del loro sistema di lavoro”. Lo ha detto all’Ansa Amedeo Matacena collegato via Skype da Dubai. Matacena ha aggiunto che “ci sono state delle cose strane che hanno portato alla mia condanna, tenendo conto che precedentemente c’erano due assoluzioni nel merito”.

“Con la mia attività parlamentare – ha proseguito – mi interessai del ‘palazzo dei veleni’ di Reggio Calabria facendo numerose interrogazioni su comportamenti di magistrati, su problemi di pagamenti di pentiti in nero, su riscatti per sequestri pagati con i soldi dello Stato. Evidentemente questo mio interessamento non è stato gradito. Quando la Cassazione ha annullato la sentenza di assoluzione, rimandandomi al giudice del rinvio, i miei avvocati ed il mio vecchio segretario politico videro un magistrato a me ben noto che era nell’ufficio del presidente della cassazione che mi avrebbe giudicato e che avrebbe annullato la sentenza. Quando poi il processo passò al giudice di secondo grado, venne cambiato il giudice. Inizialmente c’era un magistrato molto garantista e venne sostituito con un giudice di Magistratura democratica che mi ha condannato. Tutto questo mi rende perplesso sulla vicenda della mia condanna”.

“Ho molti dubbi – sostiene Matacena da Dubai – su quella che dovrebbe essere la culla del diritto. Ho avuto due assoluzioni in primo e secondo grado e poi la condanna. Mi sembra davvero tutto molto strano. Ho fortemente il dubbio che contro di me ci sia stata una vendetta”.

Matacena ha spiegato che Claudio Scajola per lui è solo un amico: “I miei rapporti con Claudio Scajola, nati nel 1994 quando fui eletto per la prima volta al Parlamento con Forza Italia, si sono rafforzati con il nostro trasferimento a Montecarlo”.  Matacena ha poi aggiunto: “Mia moglie ha perso suo padre, che era coetaneo di Scajola e quindi vede in lui una figura paterna. Mi sembra normale che una donna che si trova in difficoltà vada a chiedere aiuto ad un amico che ha grandi esperienze”.

Sempre sulla moglie, Amedeo Matacena ha spiegato: “Spero che mia moglie riesca a patire questa vicenda senza perdere se stessa. Se lei perdesse se stessa, allora io non avrei più modo di vivere”. Parlando di Chiara Rizzo, attualmente detenuta nel carcere di Marsiglia in Francia, non è riuscito a  trattenere le lacrime.

Per chi lo accusa di legami con la mafia, l’ex parlamentare Pdl, sempre all’Ansa ha invece ribattuto: “Non ho mai avuto rapporti o fatto affari con la mafia. Questa è una favola che francamente non riesco a comprendere da dove possa nascere. Proprio le due assoluzioni in primo e secondo grado smentiscono questa fantasiosa ipotesi”.

IPOTESI RIENTRO IN ITALIA – Matacena infine, non ha escluso un possibile rientro in Italia. Affinché ciò avvenga però, ha posto una condizione: l’attesa dei ricorsi alla condanna: “Al mio rientro in Italia ci penso tutti i giorni. Ma ritengo che devo aspettare l’esito del ricorso in Cassazione e quello fatto alla Corte europea dei Diritti dell’uomo. Quella della mia latitanza dorata è una fantasia. Serve per arricchire il caso dal punto di vista del gossip. Io vivo in quaranta metri quadrati e questa storia della latitanza dorata è veramente infondata”.