Coronavirus infetta la Sindone, trasmissione flop su Rai3 il sabato santo, tanto arcivescovo, Appendino e niente Gesù

di Marco Benedetto
Pubblicato il 13 Aprile 2020 - 06:56| Aggiornato il 15 Aprile 2020 OLTRE 6 MESI FA
Sacra Sindone

Coronavirus infetta la Sindone, trasmissione flop su Rai3 il sabato santo. Nella foto, dal sito Vatican News l’immagine di Gesù che non si è vista

Sindone e coronavirus, il match non ha funzionato. Anzi, è stata proprio una grande delusione. 
Invece di farci vedere la Sacra Sindone, Rai 3, sabato 11 aprile, vigilia di Pasqua, sabato santo, ci ha mostrato praticamente mezz’ora di arcivescovo torinese Cesare Nosiglia.
Sullo sfondo appariva di tanto in tanto, la sindaco di Torino Chiara Appendino. 
Impalata accanto a due uomini che dovevano essere altre autorità locali.
Doveva essere lei , a giudicare dalla fascia tricolore e dalla postura quasi da corazziere.
Difficile riconoscerla, a causa di quella maschera blu marino intenso che le nascondeva il viso.

Per dirla tutta, una trasmissione suicidio. Forse andava bene sulla tv dei vescovi. Sulla rete della sinistra italiana, un campione di bigottismo fuori tempo e fuori luogo.

La Sindone mi appassiona fin da quando ero bambino. 
Negli anni ho seguito gli alti e bassi di questo misterioso e mistico lenzuolo. Ho anche qualche libro . “Shroud”, sudario, è il titolo di uno pubblicato anni fa dagli americani della Bzntam.
Fui deluso quando non riuscii a infiltrarmi nell’ultima esposizione.  Abitavo a Torino, a pochi passi dal duomo ma mi fu impossibile.
Fui deluso quando parve confermato che la Sacra Sindone altro non fosse che un altro fake medievale.
Il periodo in cui il lenzuolo fini nelle mani dei Savoia coincideva con l’epoca dei grandi tarocchi rifilati da astuti mercanti arabi e europei a devoti re e regine ex barbarl . 
Chiodi e frammenti della vera croce, ad esempio.
A Parigi costruirono una bellissima chiesa per custodirvi reliquie di dubbia natura. 
Milioni di turisti fanno la coda per visitare la Sainte Chapelle, dove sono custodite la Corona di spine, un frammento della Vera Croce e diverse altre reliquie della Passione che il re Luigi IX, ovviamente poi fatto santo, aveva acquisito a partire dal 1239. 

La Sindone è sempre stata qualcosa di diverso. Anche fosse stato un falso, non si trattava di un qualunque pezzo di legno, impresse c’erano e ci sono le sembianze di un uomo. Tali che nessun pittore avrebbe potuto riprodurle.

Mi ha rincuorato, a fine 2019, la notizia che gli inglesi del British Museum che avevano sentenziato la falsità della Sindone avevano prodotto uno studio fasullo. A pensarci, c’era da immaginarlo. Lo sciovinismo anticattolico inglese sfocia nel razzismo rispetto agli irlandesi. Ma aveva anche ridotto i cattolici a cittadini di serie B fino alla fine dell’800. 

Quando ho letto dello speciale del Tg3 sulla Sindone ho sperato in mezz’ora di giornalismo super, con una estesa visione del lenzuolo e una serie di interventi, magari pro e contro, per riferire secoli di polemiche e dubbi.

Il tutto superato, per chi ci crede, dalla fede. per chi non ci crede dalla curiosità per un fatto raro.

Con entusiasmo mi ero organizzato, riesumando un decoder del digitale terrestre e un vecchio schermo in disuso da anni. Da anni non guardo la tv, ho disdetto Sky. 

Riconosco i meriti della tv, che allarga gli orizzonti per milioni, miliardi di persone che ha tolto dal buio dell’ignoranza. Considero inutile snobismo le polemiche sulla tv educativa. Sono gente che pensa come Goebbels, funzionari mancati del Minculpop.

Essendo cresciuto ai tempi della tv in bianco e nero, della Rai monocanale e di un film vecchio di 2 anni una volta alla settimana, so apprezzare il valore della tv di oggi, anche quella che gli intellettuali definiscono “trash”.

Semplicemente non guardo la tv perché i suoi ritmi sono troppo lenti rispetto alla velocità della lettura. leggere un libro o un giornale, specialmente grazie alle opportunità offerte da internet, mi consente di imporre i miei ritmi e i miei temi.

Se guardo la tv, i ritmi sono quelli del conduttore o del dibattito. E perdo tempo. I film sono un’altra cosa, ma sono legato ai vecchi dvd e ora ho scoperto Netflix.

L’idea di un programma sulla Sindone in diretta dal duomo di Torino mi ha fatto fare marcia indietro rispetto alla tv. E mi sono dovuto pentire.

Invece delle immagini che speravo di vedere, ci hanno rifilato mezz’ora di arcivescovo, qualche ripresa dall’esterno, e poi ancora l’arcivescovo. 

Col suo accento ligure-piemontese, commovente per un mezzo sangue come me, ci ha anche rifilato la lettura di una lettera del Papa. Senza risparmiarci nemmeno l’indirizzo, “Ecccellentissimo monsignore ecc. ecc.” come quei tali che, incerti di se stessi, si qualificano con i titoli accademici.

Chissà perché, l’arcivescovo Nosiglia non ha usato un leggio, ma si è servito di un bel protone, con dei capelli lunghi appiccicati al capo come un personaggio di un film di gangster americani, che gli reggeva i fogli da leggere e anche il microfono.

Violando le regole governative e internazionali sul social distancing. Non quasi due metri ma pochi centimetri.

Arcivescovo, Appendino e niente Sindone, non quella che si può vedere sul sito del Vaticano. Solo delle macchie color caffelatte che, forse per un perfido scherzo della telecamera, era quello che la tv mandava in onda.

Ogni tanto veniva mostrata una faccia di Gesù che non era la Sindone, ma un ingrandimento di una foto della parte superiore del lenzuolo in cui è impressa l’immagine del volto di un uomo.

L’unico supplizio visibile, era il commentatore, azzimato, tutto in nero, un po’ impacciato.

Faceva meglio la tv polacca dei tempi di Gomulka.