Laura Boldrini e la Bmw blu che Fini non volle. Altro che Lancia Delta da travet

Pubblicato il 13 Settembre 2013 - 10:38 OLTRE 6 MESI FA
Laura Boldrini e la Bmw blu che Fini non volle. Altro che Lancia Delta da travet

Laura Boldrini in Bmw, anche che Delta da impiegato

Laura Boldrini, presidente della Camera dei Deputati grazie ai calcoli politici falliti di Pierluigi Bersani, non passa giorno senza che desti l’attenzione ostile dei giornali e più in generale della opinione pubblica.

Ora tocca alla automobile con cui Laura Boldrini si sposta per Roma: una enorme Bmw blu blindata, che il suo predecessore Gianfranco Fini aveva rifiutato.

Lo scandalo, in tempi di nuove tasse in arrivo, è aggravato dal fatto che, appena eletta, la Boldrini aveva detto volersi accontentare di una automobile modesta e aveva cominciato a girare su una Lancia Delta.

“Mi accontento di un’auto di media cilindrata, bisogna dare un segnale”

ricorda il sito del quotidiano Libero .

Laura Boldrini, adesso, secondo quanto racconta L’Espresso, nel silenzio generale, al rientro dalle ferie,

“si muove a bordo di un’auto blu della Camera di grossa cilindrata, una Bmw: forse quella che Gianfranco Fini non aveva mai voluto usare, preferendo servirsi di un’altra auto di proprietà del suo partito”. 

Malvagio il commento di Libero:

“Lady Montecitorio, forse sperando che nessuno se ne accorgesse, dice addio all’utilitaria. La presidente della Camera ha da poco abbandonato la Lancia Delta di media cilindrata che aveva in preteso per spostarsi per Roma: all’epoca aveva scartato la berlina blindata che le sarebbe spettata.

“Una scelta anti-casta che servì a rafforzare la sua immagine di “dura e pura” e a raccogliere qualche applauso a Ballarò, ospite di Giovanni Floris“.

Sarà forse per ragioni di sicurezza. Dopo avere ottenuto il record della antipatia per i suoi interventi autoritari, facendo sequestrare con motivazioni assai dubbie una foto che non era la sua e essersi conquistata i galloni di “maestrina dalla penna rossa” per come conduce le sedute della Camera quando c’è la tv e ci sono i seguaci di Beppe Grillo, è possibile che, del pattuglione di poliziotti di cui si è circondata per sventare attentati via internet al suo onore, qualcuno le abbia fatto notare che la demagogia è bella, ma la sicurezza della terza carica dello Stato conta di più.