Roma. Vladimir Luxuria: Se una donna non può girare senza paura, non c’è libertà

Pubblicato il 8 Luglio 2014 - 07:43 OLTRE 6 MESI FA
Roma. Vladimir Luxuria: Se una donna non può girare senza paura, non c’è libertà

Vladimir Luxuria: Se una donna non può girare senza paura, non c’è libertà

ROMA – Vladimir Luxiria, trans, artista di successo e ex deputato di Rifondazione Comunista, si è impegnata nella lotta a spacciatori di droga e pusher e è diventata la bestia nera dei centri sociali. Una sera di inizio luglio, durante una retata delle forze dell’ordine conclusa con quindici arresti, una ragazzina dei centri sociali ha insultato Vladimir Luxuria cn queste parole:

“Colpa tua! E ti avevo pure votata! Ci tolgono la libertà”.

Vladimir Luxuria l’ha incenerita:

“Se una donna non può girare di notte senza paura, non c’è libertà!”.

Lo scambio è riferito in fondo al resoconto di Goffredo Buccini, sul Corriere della Sera, di un giro con Vlamdimir Luxuria nel rione del Pigneto, alla periferia di Roma, diventato territorio di caccia degli spacciatori di droga:

“Se non gli compri la droga ti saltano addosso pure se spingi un passeggino”

spiega Luxuria. Non che il Pigneto abbia mai meritato nella storia un accostamento al paradiso terrestre; negli anni, però, ha perso la connotazione proletaria o sottoproletaria di Pasolini e in parte si è gentrificato, in parte ha attratto una nuova popolazione extracomunitaria e extraeuropea.
Ma ai nuovi abitanti del Pigneto, trasgressivi magari come Vladimir Luxuria ma sempre nella legalità, i pusher e gli spacciatori non vanno bene.
Di qui una campagna dei giornali romani, sfruttata con prontezza dalle forze dell’ordine nella polemica con il sindaco di Roma Ignazio Marino sotto la cui egida e quella del vice sindaco Luigi Nieri di Sel l’illegalità a Roma ha trovato una sponda politica all’insegna del: “sono finiti i tempi dei sindaci sceriffi”.
La cronaca di Goffredo Buccini ha dei passaggi quasi surreali. Un esempio:

” Via del Pigneto, sera tarda: l’inseguimento taglia la folla ciondolante del dopocena. Un poliziotto nero rincorre un giovanissimo spacciatore, nero pure lui; e, prima che quello riesca a saltare su una Vespa, lo agguanta. La folla si ricompatta e, dal capannello di teste inquiete, una ragazza dei centri sociali strilla:
«Sbirro razzista».
Il poliziotto nero si distoglie dal groviglio con l’arrestato, indica la propria pelle e dice in buon romanesco:
«Ma de che? E’ la gente che s’è rotta le scatole di questi qua».
La piccola antagonista non molla:
«La gente o Luxuria?».
Capita che Vladimir Luxuria, multiforme transgender da taluni amata, da altri detestata, comunque nota come modello di trasgressivo stile di vita, passi da queste parti per paladina di law and order, meglio (o peggio) del primo Tony Blair. Lei ridacchia:
«Abito qui da venticinque anni! Mica sono ‘na santa! Anzi sarei pure antiproibizionista. Ma questo è un problema di sopraffazione. E io mi ribello».
Succede che da un anno le bande di pusher si combattano in questo fazzoletto di piazze e viette tra Prenestina e Casalina, un tempo quartiere gloriosamente operaio, carico di medaglie d’oro della Resistenza, sfondo di una filmografia che contiene tutto il nostro Dna dal dopoguerra in avanti.
Da un anno, con vedette della mala agli angoli, coltellate, persino due morti ammazzati nella vicina via Macerata; l’ultima rissa, a bottigliate, giovedì sera, tra i tavolini dei bar pieni di fricchettoni e pariolini in trasferta. La tradizione popolana e malandrina, per cui in via Fivizzano taroccavano quasi tutte le moto rubate a Roma, con la crisi s’è irrancidita.
«Si scontrano senegalesi e maghrebini, ma dietro ci sono i camorristi», ci spiega un altro ragazzo dei centri sociali.
E succede che Luxuria abbia deciso di farsi paladina di mamme e vecchiette (), e abbia cominciato a denunciare gli spacciatori al commissariato di zona.
I pusher l’hanno aggredita per strada («t’ammazziamo»), le hanno sbattuto le bustine di droga in faccia, («tu vendi il c…, noi vendiamo questa»).
Risultato: pattuglie, retate, un furgone della polizia nel crocevia, [anche se la gente teme] che, passato luglio e spente le telecamere, torni tutto come prima.
Il parco del Torrione è stato chiuso. «Scioglievano il crac sugli scivoli dei bambini», sostiene Giulia Pietroletti, assessore al Decoro: «Riapriremo presto con una festa per i cittadini». Molti temono che l’estate passi senza riavere l’unico polmone verde della zona.
Vuoi per caso vuoi per dedizione, Luxuria è diventata infine simbolo di legalità. Ci fermiamo davanti all’Infernotto, lo storico ristorante del suo amico Dario.
Un giovanissimo nero senegalese la manda al diavolo, «l’altra sera mi hai detto spacciatore!», «bugiaaa!», replica lei.
Un poeta somalo l’abbraccia: «Sono contento di vederti bene, l’erba cattiva non muore mai». Un operaio sudamericano si complimenta: «Hai fegato».
Lei gongola: «Dovresti vedere di giorno, quante madri e quanti anziani vengono a dirmi brava»”.