La sinistra riparta dalla amministrazione e smetta di piangere su poveri e profughi

di Marco Benedetto
Pubblicato il 17 Marzo 2018 - 06:05 OLTRE 6 MESI FA
La sinistra riparta dalla amministrazione e smetta di piangere su poveri e profughi

La sinistra riparta dalla amministrazione e smetta di piangere su poveri e profughi. Quanti voti è costata la catastrofica gestione del terremoto (nella foto)? Nelle Marche la Lega è passata da meno dell’1% a oltre il 17%, il Pd ha perso 6 punti.

Se guardiamo la storia della politica italiana dell’ultimo quarto di secolo sembra una versione comica di una tragedia greca.

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Tutto ebbe inizio con Mani pulite, era la traduzione operativa della Questione morale. Così morirono 2 partiti, il Psi e la Dc, che avevano fatto un pezzo importante di Repubblica italiana. Ora è formula di rito parlare con disprezzo della prima repubblica. Non sapete di cosa parlate.

Sono sempre stato convinto che il Pci sperasse di occupare quel vuoto. L’amara scoperta fu che quei voti finirono a Berlusconi, alla Lega, ai post-fascisti. La prima volta che Gianfranco Fini uscì dalla fogna, candidandosi a sindaco di Roma, Scalfari gridava: “Pensa, un fascista in Campidoglio”. Qualche anno dopo fu ministro degli Esteri e poi presidente della Camera e a Scalfari gli dovette andar bene e anche benissimo quando Fini si schierò contro Berlusconi.

Era in corso una guerra senza quartiere contro Berlusconi. Non la rievoco per non offendere vecchi amici. Ancora una volta tutto faceva pensare che la sinistra avesse la strada spianata. Invece, grazie agli errori di Monti e di Enrico Letta, entrambi votati dal Pd, il secondo organico al partito, il Movimento 5 stelle decollò.

Fossi capace di raccontarla bene, la intitolerei Nemesi.

Purtroppo oggi il Pd dà l’impressione di avere perso la bussola. Le soluzioni che sono agitate sono prive di senso comune. Siamo in presenza di una struttura di quadri politici che riflette la scuola, l’università, la magistratura e, diciamocelo, il giornalismo. Siamo in presenza di gente di secondo e terzo ordine anche se questo può voler poco se fossero costretti a operare dentro binari precisi, di idee e di regole. Invece gratta gratta e scopri che tutto il polverone sui poveri nasconde una amara realtà. I soldi per i poveri se li beccano loro. Su 50 miliardi che ogni anno si spendono “per i poveri”, che sarebbero in tutto 4 milioni e mezzo vorrebbe dire 10 mila euro per povero, che per una famiglia di 4 persone fa 40 mila euro all’anno senza far niente, solo perché sono poveri. Purtroppo solo il 9% di tutti trasferimenti va al 20% più povero della popolazione. Il resto finisce in stipendi, uffici, appalti e tutto il contorno dello Stato sociale dei partiti.

Un bel po’ degli ex elettori di sinistra se ne sono accorti e hanno votato Salvini, qualcuno, povero illuso, Di Maio, molti non hanno manco votato. Volete fare una politica ancor più “de sinistra” secondo gli schemi di Rossi-Orlando- Boldrini? Sparirete del tutto.

Ma avete riflettuto alla gestione del terremoto di Vasco Errani? Una gestione politica pessima, una gestione operativa disastrosa. Mi domando come abbiano votato nelle zone terremotate. Non dispongo di dati di dettaglio ma il risultato nelle Marche fa impressione. Il Pd ha perso 6 punti percentuali, la Lega ha superato il 17%, 5 anni fa non arrivava all’1%. Merito di Salvini o Salvini deve dire “Grazie Vasco”?

Guardatevi e riguardatevi il film “Come un gatto un tangenziale”di Riccardo Milani, vedasi il minuto 3 di questo video  è meglio di un trattato di sociologia applicata all’Italia di oggi, meglio di un comizio di Enrico Rossi.

Disagio, povertà, disuguaglianza sono la litania della sinistra degli ultimi anni. Ritrovo un articolo di Marco Rossi Doria su Tuttolibri del 2 sgosto 2025:

“Oggi, di fronte alle nuove ingiustizie, alla lunga crisi e allo sfilacciarsi del tessuto solidale, […] alla politica malridotta…” ecc. ecc. e vuol farci credere che la Eboli di oggi è tornata quella pre bellica di Carlo Levi.

Più di recente, Andrea Orlando ha esortato: togliamo i soldi dello champagne ai ricchi e diamoli ai poveri. Il Pd in Veneto ha proposto di introdurre, nell’unica regione che non ce l’ha, la addizionale Irpef per dare i soldi ai poveri. Slogan che hanno contribuito al trionfo della Lega. Ma cosa hanno fatto in concreto i leader della  per i poveri? So di una donna novantenne che aspetta da quasi un anno l’erogazione del contributo per l’assistenza a casa. Boeri fa il compagno ma alla fine i vecchi e poveri sono solo un fastidio. In fondo gli spartani avevano soluzioni più efficaci.

Certo Salvini ha esagerato nelle sue fastidiose esibizioni nei campi rom, con i suoi tweet da periferia sottoproletaria. Ma il voto alla Lega è anche un premio alla capacità di gestione degli amministratori leghisti. Non c’è dubbio che amministrare le province del fu Lombardo Veneto sia più facile che non quelle del fu Regno delle Due Sicilie, ma spesso la specificità meridionale è un alibi. A Reggio Calabria fanno i treni per la metro di Copenhagen, organizzazione giapponese Hitachi.  Il sindaco di Reggio è del Pd. Efficienza e buon funzionamento non sono incompatibili con la sinistra. E l’ambiente ha un peso determinante. A Pomigliano d’Arco, negli anni della rivoluzione, i ’70 da bere come una purga, riuscirono a mandare a massa anche i giapponesi della Nissan. Dopo un quarto di secolo ancora la Fiat, in altro contesto, ancora fatica.

Nella mia vita di lavoro ho avuto a che fare con ministri del lavoro di sinistra (che non nomino) e con Maroni. Un abisso la differenza, a favore di Maroni e della gente che lavorava con lui. Il resto sono chiacchiere.

Nel voto alla Lega è confluita una importante componente xenofoba e razzista che però, se andate a ben vedere, è costituita da voti che erano di gente che dalla sinistra non si è più sentita garantita nei suoi interessi più elementari.

Per un limitato calcolo di opportunità immediata con benefici per cooperative e Chiesa, abbiamo spalancato le porte ai profughi di tutto il mondo, senza che qualcuno si chiedesse cosa farne, come organizzare le fase successive della loro permanenza in Europa.

Sotto sotto, il calcolo italiano era che di quei profughi pochi sarebbero voluti restare in Italia, i più si sarebbero dispersi in Europa. A noi restava la coscienza di avere compiuto una opera di bene, area in cui cattolicesimo romano e sinistra post sessantottina vanno mano nella mano, non solo gratis, ma anche con qualche tangibile premio ai benefattori.

Senza immigranti l’Italia si ferma, con troppi immigranti l’Italia implode.

Dalla caduta del muro di Berlino, quasi 30 anni fa, la vita degli italiani migliorata non poco, grazie alla pacifica invasione di polacchi e romeni soprattutto, che sono venuti a occupare posizioni che gli italiani non avrebbero mai accettato. Badante è un neologismo di era post sovietica.

L’afflusso di gente di un po’ tutte le razze da Europa dell’Est, Asia, Africa ha fornito le mani e le braccia che l’industria italiana  chiedeva e che gli italiani non volevano e non sapevano più fornire.

Non è così solo per l’Italia. Germania, Francia, Gran Bretagna, Spagna non sarebbero cresciute senza l’arrivo di milioni di immigrati. Fu la contromossa non voluta alla delocalizzazione delle industrie.

Il momento in cui cominciò a saltare tutto fu fra il 2010 e il 2011, fra le mai abbastanza vituperate primavere arabe e la morte di Gheddafi. Si aprirono le cataratte. La sinistra italiana, che aveva osannato le varie primavere arabe, incluso appoggiare, da distante come i tifosi davanti alla tv, l’ascesa in Egitto dei cristianocidi Fratelli Muulmani, si eccitò non poco alla morte di Gheddafi. La caduta di Gheddafi e la conseguente instabilità che ancor oggi regna in Libia furono la conclusione di una sporca operazione pilotata dai francesi di Sarkozy che aveva l’obiettivo di trasferire alla Francia il controllo delle fonti petrolifere libiche sfilandole all’Eni, che ha perforato il deserto (altro nome, ma sempre italiano) ormai per quasi un secolo.

Tra Sarkozy, di destra destra, e Gheddafi, a modo suo di sinistra, la sinistra italiana scelse Sarkozy. Gheddafi non era chic, era troppo fuori dagli schemi e poi era amico di Berlusconi. Lo era stato anche di Prodi, ma Prodi era durato troppo poco e poi per la sinistra sinistra Prodi era solo un avanzo democristiano, altro che.
Mi sono dilungato un po’ e di quei venticinque nemmeno io sarò capace, rileggendomi, di arrivare in fondo.

Ma a quelli che sono arrivati e ancora si sentono di sinistra mi permetto di dire.La sinistra deve riposizionare l’asse della sua politica. Ricominciate daccapo, ma non come dicono gli Emiliano e gli Orlando, pensando ai poveri e ai profughi. Non è con tre pater ave gloria che si va in paradiso. La via della redenzione è ardua  e piena di ostacoli. Poveri e profughi staranno meglio non con litanie senza conseguenza. Anche loro staranno meglio, molto meglio, trovando dignità e futuro, in un sistema che funziona.

E per favore non mettete Lega e Movimento 5 stelle sullo stesso piano. La Lega rappresenta gente magari un po’ rozza, ma che lavora e ha sempre lavorato. Il sogno di chi ha votato 5 stelle è di prendere uno stipendio, magari modesto, senza far nulla. Mi hanno detto che a Napoli hanno promesso case, forse non quelle di Posillipo, solo quelle popolari. Ma è sempre la stessa storia, più evoluta. Ieri le scarpe di Lauro, ora gli alloggi di Di Maio.

La buona amministrazione è la base di una buona politica di sinistra. La Lega, piaccia o meno, nasce da una costola del Pci. Comunista del Pci era Bossi, comunista di Democrazia Proletaria era Maroni. A loro è sempre mancato quello spruzzo intellettuale che è una delle prove del genio di Togliatti. Hanno preferito canottiere e felpe. Il Pd di intellettuali e intellettualismi ne ha fin troppi. Una passeggiata in mezzo alla gente comune potrebbe aiutare il partito a riposizionarsi, alla sinistra a rifiorire.

Analisi del risultato elettorale del 4 marzo 2018, secondo di tre articoli, Per il primo cliccare qui.

Per il secondo cliccare qui.