“La pelle che abito”: Almodovar torna al thriller

Pubblicato il 20 Settembre 2011 - 18:26 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Dopo la presentazione a Cannes, arriva venerdì nelle sale italiane l’ultimo atteso film di Pedro Almodovar “La pelle che abito”. Il regista spagnolo torna a lavorare con Antonio Banderas in una pellicola inedita, tra toni thriller-horror e una sceneggiatura che ricorda Frankstein. Una storia che racconta l’orribile vendetta di un cinico chirurgo plastico che punisce il ragazzo che gli ha violentato la figlia. Con un finale alla Almodovar.

Nel film ci sono tutti gli stili del regista spagnolo più una deriva thriller-horror, insieme e tanti temi di attualità come la chirurgia plastica, la trasformazione dei corpi, la transgenesi, la violenza carnale, la famiglia allargata, la voglia di essere di un altro sesso e, infine, il disagio. Ovvero, nessuno sa davvero quanto sia difficile vivere in un corpo di cui non riconosciamo la sessualità.

Protagonista della storia è il chirurgo plastico Robert Ledgard, la cui moglie, dopo essere fuggita con il fratellastro Zeca (Roberto Alamo), si è uccisa, diventando un mostro per le ustioni dovute a un incidente d’auto. Ora il chirurgo vive in una enorme villa con la vecchia tata Marilia (Marisa Paredes), ma non è solo.

In questa grande casa c’è anche anche una donna segregata, Vera (Elena Anaya), che somiglia tanto alla vecchia moglie del chirurgo, e che sembra oggetto sacrificale di un’interminabile operazione plastica (ha ancora sulla faccia una maschera di lattice protettiva). Si torna poi indietro nel tempo. A sei anni prima. Troviamo qui la figlia di Robert, Norma (Bianca Suarez) violentata da un ragazzo, Vicente (Jan Cornet), durante una festa. Il chirurgo sa bene chi è stato a far male alla figlia che, dopo lo stupro, si è uccisa, proprio come la madre, gettandosi da una finestra.