Attacchi ad Oslo, il norvegese arrestato: “Atti atroci ma necessari”

Pubblicato il 24 Luglio 2011 - 09:12 OLTRE 6 MESI FA

OSLO – Il primo ministro norvegese Jens Stoltenberg non ha dubbi: quella che ha colpito il suo Paese con il doppio attentato di venerdì a Oslo e sull’isola di Utoya è una “tragedia nazionale” e lui l’ha vissuta in prima persona. Come capo del governo, e forse possibile obiettivo di almeno uno degli attacchi, quello realizzato nel centro della capitale con l’esplosione di un’autobomba, proprio a due passi dai suoi uffici.

Il numero dei corpi senza vita recuperati tra i boschi e le spiagge della piccola isola è di 85 vittime (altre 4-5 persone vengono ancora date per disperse), che si aggiungono ai 7 morti nella capitale per un totale di 92. Ma il bilancio potrebbe essere ancora più pesante: una ventina delle persone ricoverate dopo gli attacchi sono in condizioni disperate, ha detto Paal Aksel Naess, il primario del policlinico universitario di Ulleval, a Oslo.

L’attentato è stato pianificato minuziosamente, l’obiettivo era uccidere quante più persone possibile. Un solo uomo è stato fermato dopo il blitz ad Utoya, un norvegese legato agli ambienti dell’estrema destra, il 32enne Anders Behring Breivik, che nel proprio profilo Facebook si definisce “single, cristiano, conservatore e anti-islamico”, ha ammesso la strage dell’isola. “È stato un atto atroce ma necessario”, avrebbe confessato stando a quanto ha riferito il suo avvocato ai giornalisti. In dichiarazioni diffuse dalla Tv norvegese Nrk, il legale ha aggiunto che Breivik ha riconosciuto la sua responsabilità per i fatti che gli sono addebitati ed ha detto che l’attacco “era stato pianificato da diversi mesi”.

Proprietario anche di una fattoria (dove, è stato confermato, ha confezionato l’ordigno), nelle settimane scorse aveva acquistato sei tonnellate di un fertilizzante a base di nitrato di ammonio, sostanza che può essere usata per fabbricare esplosivi. Potrebbe anche avere agito da solo, in entrambi i casi: la polizia dice che una telecamera di sicurezza lo ha inquadrato anche nella zona dell’attentato al palazzo del governo, sempre in divisa da poliziotto, la stessa che ha utilizzato per presentarsi indisturbato e armi in pugno al campus dei giovani laburisti. Ma forse ci sono anche dei complici, come rivelano ai media norvegesi alcuni dei superstiti della sparatoria di Utoya, secondo cui i tiratori erano quasi sicuramente più di uno.

Sull’andamento delle indagini gli investigatori continuano a mantenere il massimo riserbo. Il terrorismo internazionale, che in un primo tempo era stato indicato dai media come il quadro in cui inserire il doppio attacco sembra in ogni caso che non sia affatto coinvolto. Al Qaeda e alcuni gruppi jihadisti hanno provato a intestarsi la paternità del gesto, ma le autorità fin dall’inizio non hanno dato molto peso alle loro rivendicazioni sul web. Le autorità norvegesi stanno in ogni caso lavorando con i servizi di intelligence stranieri per verificare se vi sia stato alcun tipo di coinvolgimento a livello internazionale.