ASTI – Cosa i quattro figli potessero dire ai magistrati era una delle preoccupazioni maggiori di Michele Buoninconti. L’uomo, in carcere con l’accusa di aver ucciso la moglie Elena Ceste, è stato intercettato in auto con i suoi figli, nel febbraio del 2014. Ovvero pochi giorni dopo la scomparsa della moglie. Allora ancora nessuno sospettava di lui, il cadavere di Elena era lontano dall’essere ritrovato (verrà infatti scoperto solo nell’ottobre del 2014), ma lui cercava di indirizzare le parole dei figli. Soprattutto sembrava molto preoccupato che dai bambini potessero filtrare voci su liti familiari e dissapori.
“Allora, volete cambiarlo il papà? Chi di voi vuole cambiare papà? Come scrivevi nella letterina? “Papà più buoni non ce n’è”, vero?”, si sente in una delle intercettazioni. Il bambino gli risponde timidamente: “Sì”. Ancora, il vigile del fuoco ripete al figlioletto: “Tu devi dirglielo perché lei te lo chiede. Tu cosa pensi?” e il bambino, perplesso, risponde: “Non lo so”.