ROMA – Fase 3, battezziamola così e proviamo a immaginare le attività principali in cui da lunedì 18 maggio saranno impegnati, gruppo a gruppo, gli italiani.
Gruppo Uno: chi riapre lunedì 18 un ristorante, un bar, un negozio e in prospettiva (25 maggio?) una palestra, una piscina, un centro sportivo, uno stabilimento balneare e, ancora più in là nel tempo, un teatro, un cinema…Per tutti l’attività principale sarà la guerra del metro.
Le regole, ma non solo le regole, anche e soprattutto la maledetta oggettività del contagio e del come si trasmette, vogliono, vorrebbero due e passa metri di distanza tra tavoli al ristorante, un metro almeno di distanza al bancone del bar, uno per volta nei negozi a comprarsi scarpe o magliette o calzini o mutande, ombrelloni distanziati di 4 metri e bagnanti distanziati come passanti in strada, in vasca pochi per volta, su campi e campetti a sgambare due per volta…
Si può protestare con coronavirus, esprimere tutto il proprio sdegno per questo virus che contagia in modalità tali che, se si rispettano e attuano le regole anti contagio, mettono in ginocchio non pochi ristoranti, bar, palestre, stabilimenti, negozi…Pare però che coronavirus resti indifferente e insensibile alla protesta sia pur veemente.
E allora le categorie del Gruppo Uno stanno combattendo e trattando con Stato e Regioni e Comuni la guerra dei metri. Guerra…in realtà sono tutti dalla stessa parte, obiettivo comune diminuire i metri di distanza obbligatoria tra i clienti. Diminuire quei metri nelle ordinanze e regolamenti sarà relativamente facile. Dai Governatori e dai sindaci (governo chiuderà occhi e scaricherà responsabilità) il Gruppo Uno otterrà sconti sui metri.
E il Gruppo Uno qualche sconto sui metri se lo farà da solo, nella pratica. In nome della oggettiva impossibilità alla sopravvivenza economica se i metri sono quelli anti contagio e se la distanza fra clienti la si rispetta sempre e tutta.
Gruppo Uno vincerà sulla carta la guerra dei metri e la vincerà soprattutto nella pratica. Resta da vedere l’altro fronte della guerra dei metri: il cliente si sentirà attratto e di nuovo a casa da ristorante o spiaggia o negozio dove i metri si accorciano? O opterà per un…anche no?
Gruppo Due: milioni, letteralmente milioni di italiani da lunedì a caccia dei bonus, anzi dei bonus.
Bonus per biciclette, bonus per baby sitter, bonus per lavoratori autonomi rimasti senza reddito, bonus per negozianti e imprese e aziende che, rimaste chiuse, abbiano perso una certa quota di fatturato…
Chi li paga questi bonus? L’Inps? Gruppo Due in marcia e verso assedio ad Inps o quel che sia. Come arrivano i bonus, come si fa domanda per farli arrivare? Sarà la caccia al bonus l’attività principale del Gruppo Due.
Gruppo Due che, oltre ai bonus da cacciare, avrà come selvaggina da catturare i cosiddetti a fondo perduto. Cioè da mille a cinquantamila euro che lo Stato dà alle aziende a ristoro del danno coronavirus. Chi li dà materialmente? Inps, Agenzia delle Entrate? C’ è un modulo?
Gruppo Due anche in affollamento e assembramento verso e intorno i commercialisti: sono state cancellate Irap e Imu di giugno (quest’ultima non per le abitazioni private). Davvero? Automatico? Come si fa?
Gruppo Tre, gli italiani lavoratori dipendenti: per avere davvero i soldi della Cassa Integrazione, per avere subito, entro 15 giorni, almeno il 40 per cento promesso dal governo, per averli pochi, maledetti e subito come si fa?
Gruppo Due e Gruppo Tre: lavoratori autonomi e dipendenti, imprenditori e professionisti e famiglie, per loro la Fase 3 è andare a caccia concreta dei 55 miliardi messi sul piatto dal governo. Che piatto è? Di quelli che stanno lì fermi e basta allunghi la mano per prendere o di quelli che appena li tocchi sfuggono via e più ti avvicini per prendere più loro si allontanano? E’ la domanda delle domande nella Fase 3.
Gruppo Quattro, cioè noi tutti. Cena libera da lunedì non solo con nonna e nonno, anche con gli amici. Ovviamente in molti lo facevano già da prima: non è un poliziotto o una norma che possono controllare o statuire chi si può vedere o non vedere in casa. Da lunedì comunque l’arretrato e in natura incongruo menù delle frequentazioni ammesse (non doveva proprio esistere un menù del genere) comprende anche la pietanza amici.
Si possono rivedere gli amici oltre che i parenti nella Fase 3. Sghembo che possa essere un governo a decretarlo, storto che il Gruppo Quattro, cioè tutti noi, lo si interpreti come licenza sanitaria a riaffollare case con vaste cene e semi feste.
Gruppo Quattro, cioè noi tutti: vasta è la diffusione dell’idea sballata e del comportamento pericoloso e dannoso secondo i quali l’epidemia è un interruttore. Fino al giorno x interruttore acceso, c’è epidemia. Giorno x più uno, interruttore spento, epidemia non c’è. Non è così, proprio no. Ma tendiamo a comportarci come così fosse, proprio sì.
Gruppo Cinque, anzi Sottogruppo Cinque: tutte e tutti noi che dobbiamo dopo quasi tre mesi andare dal parrucchiere o barbiere. Al netto dei non pochissimi anarco-menefreghisti e pure un po’ untori che parrucchiere e barbiere se lo sono fatto venire a casa durante lockdown (e dei non stimabili parrucchieri e barbieri auto degradatisi a clandestini che a casa ci andavano) siamo milioni in fila da lunedì davanti a un parrucchiere o barbiere.
Uno alla volta, appuntamento per telefono e solo su appuntamento. Sarà ingorgo parrucchiere-barbiere. Magari un’altra settimana di capelli lunghi e incolti non guasta.