Massimo D’Alessio: “Ho risposto io alla telefonata di Quintino Marcella, ma non dovevo…”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 26 Gennaio 2017 - 10:57 OLTRE 6 MESI FA
Massimo D'Alessio: "Ho risposto io alla telefonata del Rigopiano, ma non dovevo..."

Massimo D’Alessio: “Ho risposto io alla telefonata del Rigopiano, ma non dovevo…” (foto d’archivio Ansa)

FARINDOLA – “Avevo appena finito il turno, mi avevano mandato alla golena nord del fiume Pescara per monitorarne l’esondazione. Proprio per questo motivo ero passato in questura e avevo dato il cellulare. Ma non dovevo essere io a ricevere quella telefonata, è stato un errore…”. Così Massimo D’Alessio, volontario della Protezione Civile, racconta – a La Stampa – la telefonata, “alle 18.57”, di Quintino Marcella che ha fatto partire i soccorsi all’Hotel Rigopiano. “La questura aveva il mio numero per le esondazioni. È una procedura standard: al 113 lascia il proprio numero chi si trova più vicino all’emergenza. Solo che nel mio caso l’emergenza era il fiume, non una valanga in montagna a chilometri di distanza. È stato bravo Quintino a insistere”.

L’amico di Parete “gridava, era esasperato. Gli ho detto ‘aspetta un attimo, calmati, così non capisco’. Gli chiedo il nome e il cognome e cerco di tranquillizzarlo. Gli spiego che avevo necessità di avvisare almeno chi avevo intorno, non potevo certo dirgli che partivo subito io per il Rigopiano. Metto giù e chiamo il mio capo dei Volontari senza frontiere, Angelo Ferri che si attiva immediatamente, mentre io chiamo la prefettura” e “chiamo anche la questura e i carabinieri di Penne. Le registrazioni parlano chiaro”. Le ha ascoltate in questura, dove è stato chiamato come testimone. Compresa una telefonata tra la sua compagna e Parete: “Urlava che si trovava lì ma non vedeva più l’hotel”. Le procedure in prefettura? “Noi della Protezione civile non diciamo mai ‘forse’, ‘non credo’ o cose così. Noi partiamo, subito”, conclude.