Resina non muore mai: tonnellate abiti usati spacciati come nuovi nei negozi a Roma, Milano…

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 1 Febbraio 2022 - 09:12 OLTRE 6 MESI FA
Resina non muore mai: tonnellate abiti usati spacciati come nuovi nei negozi a Roma, Milano...

Resina non muore mai: tonnellate abiti usati spacciati come nuovi nei negozi a Roma, Milano… FOTO ANSA

Resina, mercato di Resina ad Ercolano: cominciò a cavallo tra la fine della guerra e il primissimo dopoguerra, cioè più o meno 75 e passa anni fa. A Resina si vendeva, dopo aver in qualche modo raccolto, ciò che per le truppe americane era l’usato. E ciò che per gli americani erano dotazioni usate per la popolazione erano primizie. Tre quarti di secolo dopo la “tradizione” dura ancora.

Le balle di roba da vestire

Per decenni, soprattutto negli anni ’60 e ’70 ma senza mai che la cosa si sia interrotta, si andava a Resina a comprare le balle. Le balle erano enormi pacchi di…abiti, cappotti, maglie, biancheria, mutande, calze e anche scarpe, cinghie, pantaloni, camicie…Cosa ci fosse di preciso nella balla chi la comprava di preciso non sapeva, mica la poteva “scartare” come fosse un pacco normale e vedere il contenuto. Non era vietato ma non era pratico, al massimo un’occhiata esterna. Si comprava al buio, si scommetteva sulla balla comprata. A volte andava molto bene, altre meno. Comprata la balla, quel che c’era dentro finiva in un circuito di consumo al primo cerchio di fatto familiare o poco più. Ci si vestiva insomma con gli abiti, i pezzi di abbigliamento che si trovavano dentro la balla.

Ma il secondo cerchio era già roba da negozi

Fin da subito anche un secondo cerchio di distribuzione per la roba che era dentro le balle: abiti e roba usata finivano nel circuito commerciale, insomma raggiungevano i negozi e lì venivano venduti. A costi molto più bassi della merce nuova e mai usata. Molto più bassi soprattutto per i commercianti che a Resina si rifornivano all’ingrosso. Il vantaggio economico del comprare merce usata per il consumatore finale in realtà si riduceva, comunque restava. Resina, là dove nasceva e dove restò in vita un low cost dell’abbigliamento prima che low cost fosse nozione e abitudine nel consumo. 

Settanta anni dopo…

Cambio di secolo, anno 2022: Resina vive ancora ma il circuito delle merci è peggiorato, è diventato stabilmente il peggio di se stesso. Nelle balle non ci sono più le eccedenze e gli scarti delle truppe Usa. Ci sono invece i vestiti usati e vecchi di tedeschi, francesi, italiani delle regioni settentrionali. Insomma l’usato e lo scarto dei consumatori ad alto o medio reddito. Cacciatori di roba vecchia e usata vanno a cercare e comprare il vecchio e l’usato dove più si consuma. Poi comprano e spediscono all’ingrosso. La merce arriva a Resina e qui, dopo selezione per eliminare in non travestibile, i capi di abbigliamento vengono “vestiti” da nuovi. A tonnellate. Quindi ripartono destinazione negozi soprattutto di Milano e Roma. Dove, ed è qui che non dovrebbe essere, vengono rivenduti come assolutamente nuovi e mai usati. Creatività, riciclo? Diciamo anche spaccio.