Rifiuti a Napoli: indagate 9 persone tra cui Bassolino e il prefetto Pansa

Pubblicato il 23 Ottobre 2009 - 14:31 OLTRE 6 MESI FA

bassolinoSono nove le persone indagate per presunte irregolarità nell’affidamento di lavori di bonifica di siti inquinati lungo il litorale flegreo. Tra gli indagati il presidente della Regione Campania Antonio Bassolino ed il prefetto di Napoli Alessandro Pansa, che sono sottoposti ad indagini per fatti connessi alla funzione svolta in passato di Commissari per l’emergenza rifiuti.

Per tutti gli indagati i reati ipotizzati sono concorso in abuso di ufficio, falso, truffa ai danni dello Stato e corruzione. Il via ai provvedimenti è partito dalla Procura di Napoli, mentre le perquisizioni sono state effettuate dalla Guardia di Finanza. L’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto di Napoli Francesco Greco, è diretta dai pm Ettore La Ragione e Henry John Woodcock, recentemente trasferito a Napoli da Potenza.

La Jacorossi, insieme alla società Fintermica, stipulò nel 2001 con i ministeri dell’Ambiente e del Lavoro, con il Commissariato per l’emergenza rifiuti e con la Regione Campania una convenzione per l’esecuzione di interventi di bonifica dei siti inquinati lungo il litorale flegreo. Sullo sfondo anche la stabilizzazione da parte dell’impresa di 380 Lsu, lavoratori socialmente utili.

Essendo sorto un contenzioso tra le parti – che reciprocamente si accusavano di inadempimenti contrattuali – sul finire del 2007 fu definito un accordo transattivo, che poneva fine alla controversia. Secondo la Procura di Napoli, quell’accordo transattivo – al quale diede parere favorevole l’avvocato dello Stato Giuliano Percopo (sostituendosi, secondo l’accusa, ad una collega che aveva un’opinione diversa) e per il quale sono ora chiamati a risponderne coloro che lo sottoscrissero – fu illecito: uno stratagemma, a parere dei pm La Ragione e Woodcock, per eludere le procedure ordinarie degli appalti pubblici e favorire la Jacorossi.

L’impresa, infatti, vide lievitare di circa l’80 per cento i corrispettivi inizialmente previsti, nonostante – ha accertato la Guardia di Finanza – avesse fatto ampiamente ricorso ai subappalti, soprattutto per la movimentazione dei rifiuti dai siti inquinati. Alcuni di tali subappalti, inoltre – secondo dichiarazioni recenti di un pentito, ora sottoposte a verifiche da parte delle Fiamme Gialle – sarebbero finiti ad imprese in odore di camorra.