Roma, già accolti 200 profughi dall’Ucraina. Un 15enne: “Ma ora me lo fate incontrare Totti?”

Sono già duecento i profughi ucraini sistemati negli hotel di Roma. I loro volti sono spaesati, spaventati ma anche coraggiosi. Uno di loro ha 15 anni e superata l’accoglienza spavaldo prova a scherzare: “Ma ora me lo fate incontrare Totti?”

La storia del 15enne

Il quindicenne è venuto in Italia con la sorella poco più grande di lui.

Il quindicenne difende la sorella, va avanti e la tiene dietro di sé con passo spavaldo mentre si rivolge agli operatori. Racconta del viaggio e delle lunghe attese alla frontiera: “Qui abbiamo nostra nonna, fa la badante”, ha spiegato. Poi la risata quando gli viene offerto un vasetto di Nutella dai volontari e la domanda sul ‘Capitano’: “Ma Totti me lo fai incontrare?”.

Le storie di chi scappa dalla guerra

Ragazzi e donne molto giovani, con bambini piccoli in braccio, uno zaino in una mano e il passaporto nell’altra. Arrivano stanchi, con i vestiti sporchi per il lungo viaggio e per le attese interminabili alla frontiera, che possono durare giorni. Quando riescono a partire con i pullman e i taxi, o una macchina di fortuna, iniziano a sentirsi più tranquilli, ma anche arrivare al confine sta diventando sempre più difficile perché “inizia a mancare la benzina”.

Un po’ di speranza, invece, la ritrovano quando arrivano in Italia: “Gli italiani hanno sempre mostrato di essere un popolo solidale, per questo sono venuta qui”, racconta una giovane donna, una professoressa di inglese arrivata con la sua bimba tra le braccia. Scoppia in lacrime parlando della sua storia: si è dovuta separare dal marito “perché c’è la legge marziale”.

Il compagno, come molti, è rimasto in Ucraina a combattere mentre lei è venuta in Italia da sola con la figlia: “Un ragazza giovanissima e ben vestita, ma ovviamente con gli abiti sporchi dal viaggio, perché non si possono lavare per giorni”, afferma il volontario che l’ha accolta.

“Mi sono sposata da poco – racconta la giovane – con mio marito volevo solo fare un viaggio in Spagna”. Vite spezzate. Tutti sentono addosso l’ingiustizia di una guerra per loro “improvvisa, e che non capiscono”. “Sono persone molto giovani – raccontano dalla task force – e nessuno aveva dimestichezza con la guerra, nessuno aveva idea di cosa fosse un bombardamento”.

Parlano dei rumori della guerra, gli ucraini che stanno arrivando a Roma: le bombe, le sirene, le notti lunghissime ad aspettare nei bunker e poi i pianti di terrore. Arrivano a Roma dove c’è ad accoglierli anche tanta solidarietà: “Almeno 92 le abitazioni che stiamo verificando, messe a disposizione dai romani – spiegano dal punto accoglienza -. Da ieri abbiamo anche iniziato a portare i profughi all’hub di Termini per i vaccini. Abbiamo portato i ragazzi dai 12 anni in su. Tutti si sono voluti vaccinare”.

 

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