Dopo Valerio Verbano, riaprire anche l’inchiesta su Walter Rossi?

Pubblicato il 19 Ottobre 2011 - 15:02 OLTRE 6 MESI FA

I funerali di Walter Rossi

ROMA – La procura di Roma, nei giorni scorsi, ha riaperto il fascicolo sull’omicidio del militante di Lotta Continua, Walter Rossi. Il 30 settembre 1977, a poche centinaia di metri dalla sezione del Msi Balduina, il diciannovenne Rossi fu freddato da un colpo alla nuca mentre faceva volantinaggio di protesta. Il caso resta irrisolto. A riaprire l’inchiesta oggi è l’ipotesi, al vaglio del pm Erminio Amelio, su una catena di rappresaglie che va dal settembre 77 e arriva fino al marzo del 1980. Un filo rosso che collega Walter Rossi alla lotta tra attivisti politici, di opposti schieramenti, nei quartieri Trieste e Talenti.

Altre tre le morti irrisolte. Stefano Cecchetti, anche lui diciannovenne, militante del Fronte della Gioventù, ucciso il 10 gennaio 1979 davanti un bar di Monte Sacro. L’attentato venne rivendicato dal gruppo Compagni organizzati per il comunismo. Valerio Verbano, militante di Autonomia, il 22 febbraio dell’80 fu ucciso in casa dei genitori, al rientro da scuola, da tre neofascisti incappucciati. Angelo Mancia, militante del Msi, che lavorava come fattorino al Secolo d’Italia, fu assassinato con sette colpi di pistola davanti al portone di casa, in via Federico Tozzi (quartiere Talenti). Tutti in archivio senza un colpevole.

La nuova pista del pm Amelio è partita dalle testimonianze, raccolte negli ultimi mesi, sulla morte di Valerio Verbano. Sentiti a decine, tra “rossi” e “neri”, da Francesca Mambro e Valerio Fioravanti agli amici del giovane Verbano. A indicare la via, secondo quanto riporta il Messaggero, è un comune denominatore: la sigla dei Nar (Nuclei armati rivoluzionari). Quello che accadde veramente a Rossi lo raccontò Valerio Fioravanti nel 1989, durante il processo per la strage alla Stazione di Bologna.

Il giornale capitolino riporta lo scambio di battute tra il presidente e Giusva:

“A sparargli erano stati Cristiano (Fioravanti) e Alessandro Alibrandi (…) ma non si arrivò da nessuna parte perché in realtà la pistola era una e se la passavano l’un l’altro, ed è finita che Cristiano è riuscito ad attribuire il colpo mortale ad Alessandro, Alessandro è morto e il processo è finito lì”. E il presidente: “Quindi si è fatto il processo?”. “No non s’è fatto perchè Alibrandi è morto. Mio fratello è stato inquisito, ma la questione è ricaduta su Alibrandi che non era più in grado di rispondere. Questo fu il primo delitto attribruibile al nostro gruppo”.

Alessandro Alibrandi, colonna dei Nar, fu ucciso in uno scontro a fuoco con le forze dell’ordine nell’81. Il primo volantino di rivendicazione del gruppo terroristico accusava Verbano di essere stato il responsabile per la morte di Cecchetti. Completa la lista degli indizi una telefonata successiva nella quale si fa riferimento al calibro 38 della pistola. Ancora molti i nodi da sciogliere. Nei prossimi giorni il Ros ha annunciato la consegna dell’informativa che ricostruisce e collega i quattro omicidi.