La madre di Valerio Verbano: “Comprarono un testimone”

Pubblicato il 1 Marzo 2011 - 18:41 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – ”Al testimone che fece l’identikit comprarono una casa per ritrattare tutto, lui si giustificò con mio marito e gli disse che aveva paura perché aveva un figlio.”Lo afferma Carla Zappelli – madre di Valerio Verbano, il giovane della sinistra extraparlamentare di 19 anni, ucciso in casa 31 anni fa da un commando neofascista – intervistata oggi da Radio 24 nel corso della trasmissione ‘Italia in controluce’, riferendosi all’ inquilino del piano superiore al suo, sulla cui base fu disegnato l’identikit di due aggressori.

”Ero riuscita a slegarmi – ricorda – e ad arrivare all’ingresso in tempo per vedere che a mio figlio usciva un rigagnolo di sangue dalla bocca e sussurrava: ‘Aiuto mamma, aiuto’ e io non ho potuto dargli nessun aiuto. Arrivarono i vicini, ci slegarono e ci tolsero il bavaglio dalla bocca. L’inquilino del piano di sopra stava salendo le scale e fu lui a fare l’identikit di due di loro. Quello che stava in camera con me, e che avevo intravisto quando aprii alla porta, era un biondo con i capelli ricci e un altro, che entrava nella nostra camera per chiedere al compare come andava, era piccoletto. L’altro, anche il signore delle scale non lo vide perché gli era sfuggito. Alle otto di sera, il vicino ‘testimone’ ci telefonò e disse a mio marito che era tornato in questura e aveva ritrattato tutto perché aveva paura. Dopo un mese questo signore si trasferì e ci dissero che aveva comprato una casa pagandola in contanti.

Al testimone, contattato il giorno stesso, diedero una somma per stare zitto e ritrattare: un semplice impiegato non poteva di certo pagarsi un appartamento del genere”, e’ il parere della donna. In merito al dossier realizzato dal figlio, la signora Verbano spiega: ”Quello che hanno ritrovato o è una fotocopia dell’originale che aveva Valerio a casa o un’altra copia, perché all’originale di Valerio avevano strappato molte pagine: quando me lo mostrarono era ridotto a un quadernetto piccolo. Quello che ho visto sul Corriere della sera corrisponde alla calligrafia di mio figlio e di un suo amico che è morto. Dalla giustizia, dopo 31 anni, mi aspetto che esca la verità: fra due mesi ho 87 anni e ho fiducia finalmente. Voglio combattere ancora per la verità”.