Messico, italiano sequestrato per sbaglio: la banda gli paga il taxi

Pubblicato il 11 Novembre 2011 - 11:59 OLTRE 6 MESI FA

MODENA, 11 NOV – Un uomo di Sassuolo, nel Modenese, e' stato rapito da una banda di dieci persone e poi rilasciato dopo tre giorni in Messico, quando i sequestratori si sono accorti di aver sbagliato persona. A quel punto, gli hanno dato anche i soldi per il taxi perche' raggiungesse chi lo conosceva. Lo riporta il Resto del Carlino. I fatti risalgono alla fine di ottobre e sono confermati dai diretti interessati, che pero' hanno voluto mantenere l'anonimato.

Nel mirino dei malviventi c'era un imprenditore sassolese che da dodici anni lavora in Centroamerica. A Coatzacoalos, nello stato di Veracruz sulla costa orientale del Messico, era stato raggiunto dall'amico che spesso andava a trovarlo. I due, mentre passeggiavano, sono stati accerchiati da una banda di una decina di persone armate di pistole e coltelli. I banditi hanno pero' sbagliato obiettivo, sequestrando l'amico dell'imprenditore ''forse perche' vestito meglio'', hanno riferito i due. L'uomo e' stato incappucciato e costretto a salire su un'automobile, che poi la banda ha cambiato ogni due o tre ore di tragitto per confondere le indagini. E' stato quindi rinchiuso in un motel a Cordoba, a 600 chilometri di distanza, dove in tre giorni gli sono stati dati da mangiare solo due 'tacos' e da bere un po' di acqua.

La trattativa per il rilascio e' stata avviata poco dopo, con i sequestratori che chiedevano all'azienda dell'amico imprenditore tre milioni di pesos, circa 180.000 euro, per il rilascio. Nel frattempo, il sassolese scampato per puro caso ai criminali aveva chiamato l'esercito.

Tre giorni dopo, la banda ha desistito e ha riportato il sequestrato in auto a venti chilometri da Coatzacoalos, questa volta non piu' con un cappuccio in testa, ma con un cappellino. Al momento di farlo scendere, gli hanno dato 200 pesos sufficienti per prendere un taxi e raggiungere l'amico. I due sassolesi sono stati ospitati per qualche giorno nell'ambasciata italiana e sono quindi rientrati in Italia.