Nepal: morto alpinista sloveno dopo 5 giorni di agonia a 6 mila metri

Pubblicato il 16 Novembre 2009 - 10:54 OLTRE 6 MESI FA

Alla fine non ce l’ha fatta, l’alpinista sloveno Tomaz Humar è morto, ritrovato senza vita dai soccorritori sul Langtang Lirung, cima di oltre 7.000 m di quota, in Nepal. «Sono ferito, devo avere una gamba rotta. Anche le costole sono fratturate. Sono bloccato, non ce la posso fare da solo. È la fine» aveva detto Humar lo scorso lunedì. «Non mollare Tom», gli aveva risposto uno sherpa. Ma alla fine Humar, allo stremo delle forze, ha mollato, dopo 5 giorni di sofferenza.

Ma qual è stata la dinamica dell’incidente che ha portato alla morte dello sloveno? Il sito montagna.tv l’ha ricostruita così: «Humar è caduto durante l’ascesa, si è fratturato la colonna vertebrale e la gamba – ha precisato Dawa Sherpa, che ha coordinato i soccorsi -. Saliva del tutto solo, senza guide o portatori».

Da quando è scattato l’allarme è anche iniziato il disperato tentativo di soccorso. L’unico possibile, partito addirittura dalla Svizzera. Un team con uno dei pochi piloti esperto dei difficilissimi voli in quota, più alpinisti amici dello scalatore bloccato in parete. Sono arrivati al campo base insieme ad alcuni familiari di Humar, con l’ansia di sapere che le sue possibilità di sopravvivenza erano al limite ma le operazioni sono state bloccate da una forte bufera di neve e poi anche dalle difficoltà burocratiche che in Nepal pongono severe restrizioni sui voli in quota.

Già nel 2005 Humar fu costretto a lottare tra la vita e la morte, rimase 5 giorni intrappolato ad alta quota a causa di una serie di valanghe sulla parete Rupal, sul Nanga Parbat. Un pilota di elicottero, alla fine, dopo tre tentativi andati male, ce la fece a strappare alla montagna Humar ancora vivo.

Ora la morte, avvenuta come lui stesso si aspettava, in montagna, durante una scalata, ad alta quota, mentre faceva ciò che più gli piaceva, ciò per cui aveva dedicato tutta la sua vita. «Ogni montagna ha la sua anima e se tu non ti sottometti ad essa, lei ti distruggerà», aveva scritto Humar sul suo sito.