Sea Watch, scatta dl sicurezza bis: Salvini firma divieto di ingresso. Ong: “Non li riportiamo in Libia”

di Daniela Lauria
Pubblicato il 15 Giugno 2019 - 14:08 OLTRE 6 MESI FA
Sea Watch, Salvini: "Ho appena firmato divieto di ingresso".

Sea Watch, Salvini: “Ho appena firmato divieto di ingresso”. Ong: “Non riportiamo migranti in Libia”

LAMPEDUSA – Scatta il Decreto Sicurezza bis per la Sea Watch, la nave con a bordo 52 migranti soccorsi nel Mediterraneo, che ora staziona a 16 miglia da Lampedusa, al limite delle acque territoriali italiane.

Il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha infatti annunciato via Facebook di aver “appena firmato il divieto di ingresso, transito e sosta alla nave Sea Watch 3 nelle acque italiane, come previsto dal Nuovo Decreto Sicurezza. Ora il documento sarà alla firma dei colleghi ai Trasporti e alla Difesa: stop ai complici di scafisti e trafficanti”.

Dieci persone sono state autorizzate a sbarcare a Lampedusa.

Nel pomeriggio di sabato 15 giugno dieci persone sono state autorizzate a sbarcare a Lampedusa. Si tratta di tre minori, tre donne di cui due incinta, due accompagnatori e due uomini malati i migranti che sono stati autorizzati a sbarcare dalla Sea Watch. L’autorizzazione allo sbarco è stata concessa dallo stesso ministro dell’Interno.

L’imbarcazione resta in acque internazionali.

Da due giorni la nave pendola, come si dice nel gergo marittimo, senza muoversi da quella posizione, dopo aver rifiutato il porto “sicuro” di Tripoli che le autorità libiche hanno offerto per la prima volta da quando, ormai più di un anno fa, hanno istituito la propria zona Sar.

L’imbarcazione si trova in acque internazionali e sta mantenendo una rotta da ovest ad est e viceversa al di fuori delle acque territoriali italiane. “Ciondolano nel Mediterraneo e giocano sulle pelle dei migranti, ma l’Italia non si fa dettare le regole dell’immigrazione da una Ong tedesca che usa una nave olandese fuorilegge. Non pensino di passarla liscia”, ha detto Salvini.

La situazione resta dunque tesa, anche perché l’unica certezza al momento è che i 52 migranti soccorsi martedì a 47 miglia dalle coste africane non torneranno in Libia. Non lo dice solo la Ong, ribadendo che in “un paese in guerra non esiste un porto sicuro” ed esponendo a bordo della nave due striscioni con scritto !open ports, open hearts!. Il monito ad evitare quello che, di fatto, sarebbe un respingimento collettivo, arriva anche dalla Ue.

“Tutte le navi con bandiera europea sono obbligate a rispettare il diritto internazionale e il diritto Sar in mare, che comporta la necessità di portare delle persone in un posto o porto sicuro. E la Commissione ha sempre detto che queste condizioni non si ritrovano in Libia”, ha detto uno dei portavoce della Commissione ricordando però che Bruxelles non ha le competenze per dire dove una nave debba sbarcare i migranti.

Salvini continua però a ribadire che i porti italiani “sono sbarrati”, chiede che la nave “vada verso il Nord Europa” e, soprattutto, confida sul fatto che “ci sono tutti i mezzi e gli strumenti legislativi necessari” per impedire l’ingresso della Sea Watch in Italia. Il riferimento è ovviamente alle norme inserite nel decreto sicurezza bis approvato martedì in Cdm.

Il decreto, che prevede tra l’altro la possibilità di confiscare le navi in caso di reiterazioni delle violazioni e una sanzione fino a 50mila euro, è stato bollinato dalla Ragioneria ed è stato firmato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è stato pubblicato ieri sera in Gazzetta Ufficiale. Ed è in vigore da oggi, sabato 15 giugno.

Si vedrà alla fine chi sarà ad aprire i porti, ma la verità è che lo stesso Salvini sa bene che la Libia, oggi, non è un porto sicuro. E’ lui stesso ad ammetterlo quando chiede che l’Ue “si svegli e blocchi a terra le partenze, rendendo sicuro un porto libico sotto il controllo delle autorità internazionali”. (Fonte: Ansa)