Siria, strage a Homs: sgozzate 47 persone tra donne e bambini

Pubblicato il 12 Marzo 2012 - 12:11 OLTRE 6 MESI FA

HOMS (SIRIA) – Un vero e proprio massacro: è quello che c’è stato in Siria, a Homs. In due quartieri della roccaforte dei ribelli che si oppongono a Bashar el Assad sono stati trovati 47 cadaveri, 26 di bambini e 21 di donne, uccisi dalle forze fedeli al presidente.

Le vittime, tutte sgozzate, sarebbero state uccise in un’esecuzione di massa condotta nei quartieri di Karm al-Zeitoun e al-Adawiyé. Gli attivisti siriani anti-regime al momento hanno identificato solo dodici corpi. Secondo la versione fornite dall’agenzia di Stato Sana, si tratterebbe di “civili sequestrati, uccisi e corpi mutilati da gang terroriste”.

A documentare questa strage ci sono anche alcuni video postati sul web (per vederli: http://www.youtube.com/watch?v=xZdGpRgEmbQ). E secondo l’Onu, dall’anno scorso in Siria sono rimaste uccise oltre 7.500 persone, in seguito alla repressione e agli scontri tra forze governative e soldati disertori passati all’opposizione.

Dopo che la notizia del massacro si è diffusa centinaia le famiglie sono fuggite da Homs. Il Consiglio nazionale siriano (Cns) ha chiesto oggi una riunione d’urgenza del Consiglio di sicurezza Onu. “Il Consiglio nazionale siriano è impegnato nei contatti necessari con tutte le organizzazioni e i paesi amici del popolo siriano in vista di una riunione d’emergenza del consiglio di sicurezza”, è spiegato in un comunicato.

In uno dei filmati un attivista, identificato con lo pseudonimo di Omar al Homs, mostra i corpi di donne e bambini. Molti presentano il cranio spaccato, altri hanno ancora gli occhi aperti, oppure un’occhio solo, mentre dall’altro è fuoriuscita materia celebrale. Alcuni cadaveri hanno segni di bruciature estese, altri hanno tagli alla gola o fori di pallottole in fronte. Secondo il racconto dell’attivista, le vittime sono state uccise dalle milizie lealiste penetrate nei quartieri di Karm al-Zeitoun e al-Adawiyé alla ricerca dei superstiti di intensi attacchi di artiglieria.

Della situazione siriana si discuterà oggi, 12 marzo, al Consiglio di sicurezza dell’Onu, nel corso di un summit sulla primavera araba. Al vertice ci saranno i ministri degli Esteri degli Stati membri del Consiglio, tra cui il segretario di Stato Usa Hillary Clinton e il ministro russo Sergey Lavrov, che intratterranno anche colloqui bilaterali a margine.

La Russia, insieme alla Cina, ha posto il veto a due risoluzioni del Consiglio di sicurezza. Secondo alcuni diplomatici considera ancora troppo sbilanciata la bozza presentata negli ultimi giorni dagli Stati Uniti.

Dai colloqui tra Lavrov e i rappresentanti della Lega Araba avviati nel fine settimana è emerso un piano in cinque punti: stop della violenza, qualunque ne sia l’origine; controllo neutrale; nessuna interferenza straniera; accesso all’assistenza umanitaria; appoggio alla mediazione di Kofi Annan, inviato speciale di Lega araba e Onu. Anche Pechino ha approvato il piano.

Con l’eccezione di Cina e Russia, gli altri Paesi occidentali hanno detto più volte di non voler intervenire militarmente in Siria – posizione condivisa da Mosca e Pechino – ma di poter eventualmente fornire armi ai ribelli.

Ad appoggiare totalmente Damasco è l’Iran: “La Repubblica Islamica dell’Iran sottolinea il suo totale sostegno al popolo e al governo siriano”, ha detto il viceministro degli Esteri, Hossein Amir-Abdollahian, che ha accusato l’Occidente e i Paesi arabi di “lavorare per l’insicurezza e l’instabilità in Siria” e di essere “responsabili per l’aggravarsi della crisi”. Teheran, ha concluso il viceministro degli Esteri, continua a ritenere che l’unica soluzione sia quella “politica” sulla base delle “riforme” promosse dal presidente siriano Bashar Al Assad.