Sisto Malaspina, italiano l'uomo ucciso a Melbourne da un terrorista Isis Sisto Malaspina, italiano l'uomo ucciso a Melbourne da un terrorista Isis

Sisto Malaspina, è italiano l’uomo ucciso a Melbourne da un terrorista Isis

Sisto Malaspina, italiano l'uomo ucciso a Melbourne da un terrorista Isis
Sisto Malaspina, è italiano l’uomo ucciso a Melbourne da un terrorista Isis (foto Ansa)

MELBOURNE – Era di origini italiane Sisto Malaspina, l’uomo accoltellato a morte a Melbourne nell’attacco poi rivendicato dall’Isis, costato la vita anche all’aggressore – un terrorista di origini somale – ucciso dalla polizia. Lo si apprende da fonti della Farnesina. La vittima, scrive da parte sua il quotidiano australiano Herald Sun, era comproprietario insieme al suo socio Nino Pangrazio di un noto bar sulla Bourke Street – il Pellegrini’s Bar – acquistato nel 1974.

“Il Consolato generale a Melbourne, in raccordo con l’unita di crisi della Farnesina, ha seguito il caso”, commentano fonti del ministero degli Esteri riferendosi all’attentato di ieri a Melbourne. La Farnesina, proseguono le fonti, “in stretto contatto con le autorità locali e, svolgendo le necessarie verifiche, ha appurato che la vittima aveva origini italiane”. Si trattava infatti di un cittadino australiano naturalizzato. Secondo il sito Italian Dreamtime, era arrivato in Australia all’età di 18 anni.

Malaspina è morto per mano di un aggressore lanciatosi fra i passanti al grido di Allahu Akbar. Lo stesso aggressore è stato poi ucciso dalla Polizia, mentre è giunta puntuale la rivendicazione dell’Isis la cui veridicità resta non verificata. Le autorità trattano comunque l’episodio come terrorismo.

Attimi confusi e la paura sul volto di centinaia di persone tenute ai margini della ‘scena’ – in parte colta anche in video – dalle forze dell’ordine, intervenute per fermare la furia omicida: l’uomo – risultato poi noto alle autorità – è arrivato con un pick-up, gli ha dato fuoco fra i passanti, e poi armato di coltello ha inseguito le sue vittime una per una: ha colpito tre persone, lasciandone una senza vita, nell’ora di punta dello shopping. Su quel che resta del furgone sono state trovate diverse bombole a gas, subito disinnescate. Non un arsenale, ma il sospetto che l’attacco fosse pianificato, sebbene non in maniera particolarmente articolata, stando alle informazioni fino ad ora diffuse. Ma sufficienti a far bollare l’attacco come ‘terrorismo’ dalle forze di sicurezza.

“Allah Akbar” (Dio è grande), avrebbe urlato l’aggressore nel pieno della sua impresa omicida, stando ad un testimone oculare citato dal Daily Mail. Ed è sempre il tabloid britannico a riferire i primi dettagli sulla sua identità: l’uomo era un terrorista somalo noto alle agenzie anti-terrorismo australiane a livello statale e nazionale e avrebbe avuto legami con gruppi estremisti nordafricani. L’origine somala è stata confermata anche dai vertici della Polizia locale, che è rimasta però più vaga circa le ragioni per cui già in passato l’aggressore aveva attirato l’attenzione delle autorità: “E’ noto alla Polizia principalmente in relazione ad alcuni parenti che sono di certo persone di interesse per noi”, ha detto il commissario della Polizia statale di Victoria, Graham Ashton, facendo anche riferimento all’intelligence a livello federale.

Il primo ministro australiano, Scott Morrison, ha condannato l'”attacco vile e malvagio” sottolineando poi con fermezza che “gli australiano non si lasceranno intimidire da questi orridi attacchi e continueremo ad andare avanti con le nostre vite, godendo delle libertà che i terroristi detestano”. Il terrore -verosimilmente o meno riconducibile ad una specifica e diretta strategia messa in campo dall’Isis anche in Australia- aveva scosso il Paese quando nel dicembre del 2014, a Sidney, un uomo armato aveva preso e tenuto in ostaggio 18 persone per 17 ore in una caffetteria, l’episodio si concluse con la morte di due degli ostaggi e con l’autore dell’attacco ucciso dalla Polizia.

Quest’ultimo, durante quelle ore drammatiche, aveva a più riprese chiesto alle forze dell’ordine che gli venisse consegnata una bandiera dello Stato Islamico. Non risultarono pero’ diretti e accertati legami dell’aggressore con l’Isis, sebbene le autorità stabilirono successivamente che si era comunque trattato di un attacco a sfondo terroristico. Ancora Melbourne, lo scorso anno, fu teatro di due episodi di veicoli lanciati contro la folla, ma in nessuno caso la Polizia fece collegamenti con il terrorismo.

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