Speranza per Sakineh: “Possibile annullamento della lapidazione”

Pubblicato il 2 Gennaio 2011 - 11:01 OLTRE 6 MESI FA

Sakineh

La condanna alla lapidazione per Sakineh Mohammadi-Ashtiani, la donna iraniana per la cui sentenza di morte si è mobilitata la comunità internazionale, potrebbe essere annullata. Lo ha dichiarato una “alta fonte” del ministero della Giustizia iraniano all’agenzia iraniana Fars, citata dalla France Presse.

”Tutto è possibile”, ha detto il capo dell’apparato giudiziario della provincia dell’Azerbaigian dell’Est, Malek Ajdar Sharifi, quando un giornalista gli ha chiesto se la sentenza possa essere annullata.

Secondo il responsabile, esisterebbero ancora alcuni “dubbi” sulle prove della colpevolezza della donna. Sakineh Mohammadi Ashtiani è stata condannata a morte nel 2006 per l’omicidio del marito e alla lapidazione per adulterio. La lapidazione è stata ampiamente imposta negli anni successivi alla rivoluzione islamica del 1979 e spesso la condanna viene convertita in altre pene. L’ultima lapidazione è stata effettuata nel 2007.

La provincia dell’Azerbaigian dell’Est ha come capoluogo Tabriz, dove Sakineh è imprigionata. ”Nei casi in cui un omicida confessi chiaramente il suo crimine e le prove confermino la confessione – ha detto Sharifi – è facile emettere un verdetto. Ma in questo caso, in cui l’accusata nega o giustifica le sue azioni e ci sono dei punti oscuri nelle prove, il procedimento puo’ prolungarsi nel tempo”.

Sabato 1° gennaio Sakineh era uscita in permesso dal carcere di Tabriz per vedere i figli, cenare con loro in una residenza controllata e incontrare, in una conferenza stampa che a molti è parsa surreale, un gruppo di increduli giornalisti stranieri. La donna diventata simbolo della difesa dei diritti umani ha affermato infatti che vuole essere «lasciata in pace» e ha preannunciato querele contro i due reporter tedeschi del giornale Bild detenuti in carcere in Iran dallo scorso ottobre, per essersi occupati di lei senza autorizzazione, contro Mohammad Mostafaie, una legale che ha seguito il suo caso, contro Mina Ahadi, l’attivista residente in Germania che siè interessata a lei, e anche contro l’ex amante che l’avrebbe coinvolta nell’uccisione di suo marito.

“Ho i miei motivi per fare queste denunce – ha detto la donna agli allibiti reporter – ci tenevo a parlare al mondo perché in molti hanno strumentalizzato questa situazione, meglio che mi lasciate in pace, perché volete disonorarmi?”. Vestita con una mantella nera e con un foulard marrone in testa, Sakineh è rimasta con i giornalisti per meno di dieci minuti. Ai reporter non è stato concesso di rivolgerle domande. Secondo l’agenzia Reuters, non è chiaro se dopo aver cenato con i figli e dopo avere incontrato i reporter Sakineh sia stata riportata nella sua cella nel carcere di Tabriz.