Turchia, si firma @allah su Twitter: denunciato

Pubblicato il 8 Febbraio 2012 - 18:07 OLTRE 6 MESI FA

ANKARA – Un utente di Twitter che ha raccolto quasi 200 mila seguaci firmandosi in turco con il nome di ”@allah” e’ oggetto di una denuncia penale dall’esito incerto ma che ha attirato l’attenzione di un sito di informazioni.

La querela contro l’account ”twitter.com/allahcc” e’ stata presentata da un conduttore televisivo, Serdar Tuncer, il quale ritiene che gli oltre 4.600 tweet dell’autore irridano l’islam e altre religioni umiliando i loro fedeli. Tuncer, che presenta programmi dedicati al Ramadan, come riferisce il sito Bianet, ha sostenuto che ”la corrispondenza fra la persona chiamata @allah(cc) e i suoi lettori” viola l’articolo 216/3 del Codice penale turco, quello che persegue la ”denigrazione dei valori religiosi”.

Fra i messaggi di ”@allah” riportati nella denuncia spiccano ”post” quali: ”Siamo stati Dio per tanti anni e continuiamo a cuocere la pasta al pomodoro”, ”Per fortuna abbiamo creato la ciliegia”, ”Col senno attuale non avrei creato il mignolo dell’essere umano”, ”Dalle nostre parti quassu’ e’ molto sicuro perche’ non c’e’ polizia”.

I testi contengono ”umiliazioni e insulti contro l’Islam e i musulmani”, ha sostenuto il denunciante chiedendo ad una Procura di attivarsi ai sensi dell’articolo del Codice turco che commina da sei mesi ad un anno di reclusione a ”chiunque denigra apertamente i valori religiosi di una parte della popolazione” laddove ”l’atto sia sufficiente a violare la quiete pubblica”.

Un avvocato consultato dal sito di orientamento laico, Efkan Bolac, ha sostenuto nessun procuratore prendera’ in considerazione la denuncia in quanto i tweet citati non conterebbero alcuna umiliazione, istigazione all’odio o minaccia per la quiete pubblica.

I ”followers” di @allah, secondo il legale, non potrebbero comunque essere coinvolti: ”Sporgere una denuncia penale contro 200 mila persone perche’ leggono un certo account non trova riscontro nella Legge”.

Lo stesso ”@allah”, replicando alla notizia della denuncia, ha scritto con irridente ovvieta’: ”solo Dio puo’ giudicarmi”. La querela arriva pero’ proprio pochi giorni dopo che Twitter ha annunciato una censura ‘selettiva’ su alcuni messaggi, se i governi dovesse richiederlo per motivi legali.

La Turchia, paese a maggioranza musulmana ma con costituzione laica imposta da Kemal Ataturk quasi un secolo fa, ha da nove anni un governo islamico-moderato guidato dal premier Recep Tayyip Erdogan.

Modello di democrazia per l’intera aerea, la Turchia viene criticata pero’ a livello internazionale, ad esempio da Ue e Osce, fra l’altro per la censura su internet: l’accesso a migliaia di siti (le stime piu’ accreditate vanno da 5.000 a 37 mila, ma c’e’ chi parla di 1,2 milioni) e’ bloccato a causa di contenuti sessuali (ad esempio youporn) ma anche per via di commenti politici, come nel caso di insulti alla memoria di Ataturk o dei comunicati dei terroristi curdi del Pkk.