Alitalia, urge un fine vita. Dipendenti stipendio a casa, costa meno che volare

di Riccardo Galli
Pubblicato il 18 Ottobre 2019 - 09:53 OLTRE 6 MESI FA
Alitalia, urge un fine vita. Dipendenti stipendio a casa, costa meno che volare

(Foto archivio Ansa)

ROMA – Alitalia, urge un fine vita. Un dignitoso e rispettoso fine vita. Un caritatevole e realistico fine vita. Non un cessare dall’accanimento terapeutico perché sono anni che si eccede di accanimento terapeutico. L’ultimo accanirsi con procedure di mantenimento artificiale in animazione sospesa dura da 30 mesi, due anni e mezzo. Due anni e mezzo in cui si cerca e si cerca e si cerca chi se la compra Alitalia.

Ma così come è Alitalia non se la compra nessuno. Dopo trenta mesi non ci sono per Alitalia quelle che si chiamano offerte vincolanti. Neanche quella delle Ferrovie dello Stato è vincolante. Neanche quella dell’azienda pubblica dei treni che era stata di fatto sospinta e spinta dal governo Salvini-Di Maio ad accollarsi Alitalia.

Non ci sono offerte vincolanti: Ferrovie dello Stato esita, Delta più di 100 milioni non ci mette, Lufthansa così come è Alitalia non se la prende, vuole tagli al personale e quindi il personale non vuole Lufthansa, Atlantia ci starebbe un po’ (ha Aeroporti di Roma in possibile sinergia) ma solo se…

Niente, nessuno se la prende alla scadenza del 15 ottobre. E quindi dal governo pronti altri 350 milioni per Alitalia. Sono già stati 900 i milioni prima di questi 350. Milioni di prestito dello Stato ad Alitalia. Prestito si fa per dire, non un euro mai restituito: man mano il prestito viene convertito in azioni, quindi lo Stato si fa azionista crescente di Alitalia. Azionista di un’azienda che oggi perde 700 mila euro al giorno per volare.

Perdere per volare oggi non vuol dire perdere per volare domani, Alitalia sarà risanata e rilanciata. Possibile, non fosse che da dieci, quindici (chi se lo ricorda più) anni che Alitalia assorbe denaro pubblico per essere rilanciata e risanata. Non sono bastati finora circa nove miliardi per risanare e rilancia Alitalia.

Quindi è evidente che urge un fine vita. E i dipendenti, i lavoratori? Mantenerli a vita con lo stipendio a casa costa di meno che farli volare e tribolare. A questo hanno portato l’incapacità e la pavidità dei governi, della politica, dei sindacati e anche del senso comune diffuso tra la pubblica opinione. Alitalia andava venduta e se necessario dimensionata alla sua capacità di stare sul mercato. Invece paura e tremore di perdere consenso e quindi tassa Alitalia su tutti i contribuenti e mai e poi mai il fine vita che urge.

Tassa Alitalia, finora 9 miliardi negli anni. Dimensione che potrebbe perfino apparire piccola rispetto all’altra sciagura politico-sociale-industriale che si profila. Alla ex Ilva, ad Arcelor Mittal che l’ex Ilva ha comprato si sta per togliere il salvacondotto penale per le violazioni delle norme anti inquinamento che si producessero durante il periodo della riconversione degli impianti e del risanamento ambientale. Un ottimo alibi fornito ad Arcelor Mittal per mollare, andarsene da un impianto che oggi porta poco profitto e moltissime grane. Lo dice il sindacato che si sta allestendo uno scivolo per una gigantesca Alitalia bis: quanto costerebbe la ex Ilva in mano allo Stato e pagata dai contribuenti? Nove miliardi in dici anni? Di più, molto di più.