Crisi, Usa/ Deficit federale balza a 1.300 miliardi di dollari nei primi 10 mesi del 2009, forse nuove tasse

Pubblicato il 7 Agosto 2009 - 13:24 OLTRE 6 MESI FA

Il deficit federale americano è schizzato a 1.300 miliardi di dollari nei primi 10 mesi dell’anno fiscale 2009, 880 miliardi sopra i livelli dell’anno precedente. Lo ha reso noto l’Agenzia federale indipendente Cbo (Congressional Budget Office) nel suo rapporto mensile sulla stato delle finanze pubbliche che stima per l’anno fiscale al 30 settembre un deficit federale di 1.800 miliardi di dollari.

Il dato della Cbo include 169 miliardi stanziati dal Tesoro nell’ambito del piano di salvataggio del settore finanziario, il piano Tarp (Troubled asset relief program), e altri 83 miliardi di fondi destinati alle due agenzie di credito ipotecario Freddie Mac e Fannie Mae. Lo scorso giugno le due voci erano state rispettivamente di 147 miliardi (piano Tarp) e 87 miliardi (le due agenzie).

Finora, secondo il Cbo, il piano di sostegno all’economia da 787 miliardi è costato al Tesoro 125 miliardi di maggiori spese e minori entrate. A giugno il Tesoro ha riportato un deficit di 94 miliardi, 2 miliardi meno della stima del Cbo che a luglio ha stimato un disavanzo di 181 miliardi. Nei primi 10 mesi dell’anno fiscale 2009, la spesa per i sussidi di disoccupazione è stata 2,5 volte superiore a quella del 2008.

Nei giorni scorsi il segretario al Tesoro Timothy Geithner aveva parlato della necessità di contenere il deficit, messo alla prova dai colossali interventi anti-crisi varati dall’amministrazione Obama. Nei prossimi mesi poi, il team presidenziale ha in programma una riforma della sanità. Un piano che metterà a dura prova le finanze federali perché ha l’obiettivo ambizioso di garantire l’assistenza medica gratuita a tutta la popolazione (anche a chi non si può permettere un’assicurazione).

«Per una ripresa economica sostenuta – aveva detto Geithner in un’intervista alla televisione Abc – gli Stati Uniti devono ridurre il proprio deficit, e non escludono a priori la possibilità di tagliarlo attraverso l’imposizione di nuove tasse».