Eni, Enel, Finmeccanica: il risiko delle nomine sarebbe finito. Per ‘Il Giornale’ resta tutto com’è

Pubblicato il 9 Marzo 2011 - 21:24 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – La maggioranza avrebbe deciso: i vertici delle grandi aziende a controllo pubblico, (Eni, Enel, Terna, Finmeccanica, Poste, ma anche Telecon e Generali, tutti in scadenza) rimarranno quelli di adesso. Qualche cambiamento, semmai, ci sarà ma ai livelli più bassi del Cda dove membri vicini a Casini o Fini potrebbero essere sostituiti con uomini vicini alla Lega. Lo rivela ‘Il Giornale’ in un articolo riportato da Dagospia. La questione dei vertici in scadenza ha agitato negli ultimi tempi la maggioranza, visto che il controllo di questi colossi attraverso le nomine dei vertici rappresenta la vera partita per il “potere reale” del nostro Paese. Due le “squadre” che si sono contese la partita finora: il Pdl, cioè Berlusconi, cioè Letta, contrapposto alla Lega, cioè Bossi e Maroni, cioè Tremonti. A rinforzare la “squadra” guidata dal sottosegretario del premier ci sono Cesare Geronzi e Luigi Bisignani. Con il ministro dell’Economia c’è anche il “maroniano” Giancarlo Giorgetti.

Secondo ‘Il Giornale’, però, la maggioranza avrebbe deciso di deporre le armi preferendo il mantenimento dello status quo. Anche perché, sottolinea il quotidiano milanese, sullo sfondo pendono due inchieste giudiziarie che, almeno in linea teorica, indeboliscono entrambe le parti in gioco. Due inchieste napoletane: la prima, guidata dai pm Woodcock e Curcio e denominata “P4″, e che ruota intorno alla figura di Luigi Bisignani, coinvolge come testimoni sia Scaroni sia Letta. La seconda è l'”operazione Malta”, e riguarda il braccio destro di Tremonti, Marco Milanese. Si aggiunge a ciò che l’instabilità internazionale, soprattutto di Paesi come Libia ed Egitto, sconsiglia di modificare gli assetti di gruppi attivi all’estero come Eni e Finmeccanica.

Ecco allora uno schema di cosa dovrebbe accadere, o meglio non accadere, ai vertici di queste società a controllo pubblico.

Eni. Sull’ad Paolo Scaroni e il presidente Roberto Poli si sono concentrati i dubbi dell’asse guidata dalla Lega e da Giulio Tremonti. Ma sia Scaroni che Poli dovrebbero rimanere alla guida del colosso energetico, evitando così di lanciare nuovi manager sul fronte agitato della Libia.

Enel. Stesso discorso vale in casa Enel dove l’ad Fulvio Conti e il presidente Piero Gnudi dovrebbero conservare le proprie poltrone. Nello scontro tra le due anime della maggioranza, invece, si era profilata la dipartita di Gnudi, al cui posto il Carroccio vorrebbe inserire Gianfranco Tosi, attuale membro del Cda.

Terna. Anche in Terna verrebbe riconfermata la coppia di comando composta da Flavio Cattaneo e Luigi Roth.

Finmeccanica. Anche Pier Francesco Guarguaglini, presidente e ad, dovrebbe rimanere. Su Guarguaglini pesa l’inchiesta giudiziaria che ha coinvolto la moglie, Marina Grossi, ad della controllata Selex. Nei giorni scorsi si profilava la possibilità che venisse sostituito da Massimo Sarmi (caldeggiato dal premier) in uscita da Poste o da Flavio Cattaneo (suggerito da Tremonti). Ma Guarguaglini, mai indagato, secondo ‘Il Giornale’ ha recuperato terreno al punto che per lui si prospetta la conferma che alla presidenza, con “l’assegnazione di deleghe pesanti”. Per le altre deleghe dovrebbero essere chiamati Giuseppe Orsi, oggi ad di Augusta Westland, fortemente voluto dalla Lega, e Giuseppe Zampini di Ansaldo Energia.

Poste. Secondo ‘Il Giornale’ è questo il fronte su cui ci sono meno certezze. La poltrona di Massimo Sarmi, attuale ad, potrebbe essere affidata a Danilo Broggi, oggi alla Consip, fortemente caldeggiato dalla Lega.

Telecom. Ancora in corso, invece, le riflessioni tra i soci italiani di maggioranza, Mediobanca, Generali e Intesa Sanpaolo, sui vertici di Telecom. Si profila anche qui, però, il mantenimento dello status quo: l’ad Franco Bernabè, dunque, dovrebbe rimanere al suo posto nonostante la sottile contrarietà di palazzo Chigi. Tra le ipotesi su cui si stanno confrontando i soci, comunque, ci sarebbe anche quella di una doppia poltrona per l’ad, con le deleghe per l’Italia a Patuano e quelle per l’America Latina a Luca Luciani, attuale responsabile delle attività in Brasile e nel board di Telecom Argentina. Sulla duplicazione dei ruoli sembra però che ci siano dei dubbi. C’è anche chi teme che Bernabè possa rimandare al mittente la proposta e uscire sbattendo la porta, una reazione che Mediobanca, Generali e Intesa Sanpaolo, che riconoscono al manager i suoi meriti, non vorrebbero suscitare.