Fca-Fiat, sinistra scatenata. Metalmeccanici li gelano: “Populismo da salotto “

di Sergio Carli
Pubblicato il 18 Maggio 2020 - 12:05 OLTRE 6 MESI FA
Fca-Fiat, sinistra scatenata. Metalmeccanici li gelano: "Populismo da salotto "

Fca-Fiat, sinistra scatenata. Metalmeccanici li gelano: “Populismo da salotto ” (Andrea Orlando, Foto Ansa)

Prestito Fca-Fiat, la polemica, che agita frange della sinistra, ha un padre e una madre. Il padre è il vizio tutto moderno di leggere le prime righe di un testo, senza arrivare in fondo e concludere. La madre è quella cultura che è sempre esistita ma internet ha esaltato e ingigantito. Sputare su tutto, come il killer che spara alla prima ombra.

Massimo Giannini, sulla Stampa, ha definito bene il clima:

“Gli odiatori professionali, gli squadristi digitali e i leoni da tastiera, in quella tavola calda per antropofagi che è ormai diventata la Rete, banchettano su Liliana Segre o su Silvia Romano. In fondo, anche le semplificazioni di Orlando nascono dallo stesso “agente patogeno”: la strumentalizzazione sistematica, i soliti sospetti, l’ eterno “cui prodest”. Un virus pericoloso, che indebolisce la democrazia”.

Andrea Orlando è un esponente della sinistra del Pd, quello che dice di togliere lo champagne ai ricchi da più di 2 mila euro al mese per darli ai poveri, spesso evasori fiscali totali o anche elusori per legge. Orlando, che è della Spezia, è riuscito a farsi battere in casa alle comunali.

Per farlo eleggere, alle politiche lo hanno candidato in una delle ultime zone rosse, perché in casa non lo hanno eletto. Ma nel Pd di Zingaretti ha un certo peso, è anche vice segretario. Ha buttato il fiammifero nella benzina chiedendo di condizionare il prestito alla Fiat da 6,3 miliardi di euro allo spostamento della sede legale della holding in Italia.

Scatenati tutti, anche ex dirigenti Fca-Fiat

Si sono scatenati tutti. Incluso Carlo Calenda, ex dipendente del Gruppo. Lavorò in Ferrari ai tempi di Montezemolo. Il gusto dovrebbe consigliare di tacere. Solo altri due dirigenti, prima di lui, De Benedetti a parte, hanno sputato nel piatto.

Forse sarebbe bastato leggere il Sole 24 Ore, fino in fondo. Come ha scritto Marigia Mangano, 

“si tratta di un prestito di circa 6,3 miliardi parzialmente garantito da Sace, erogato da Intesa Sanpaolo, che sarà usato esclusivamente in Italia per attività produttive e industriali di Fca-FiatItaly, e ripagato con gli interessi entro 3 anni.

“Il prestito sarà utilizzato esclusivamente per investimenti, costi del personale, capitale circolante di ciascuna impresa Beneficiaria, compresi i fornitori di Fca-Fiat

Condizione chiave è che le risorse siano utilizzate esclusivamente per stabilimenti produttivi e attività imprenditoriali localizzati in Italia (pagamenti verso fornitori, rete di vendita e per gli investimenti a medio/lungo termine necessari alla prosecuzione dell’attuazione del proprio piano industriale e ad esclusione di acquisizioni di partecipazioni sociali).

“La particolarità dell’operazione sta nel meccanismo di erogazione, applicato per la prima volta nella filiera automotive ma, in prospettiva, disponibile per tutti gli altri comparti italiani dal turismo alla moda e alla filiera agro-alimentare. In pratica la banca, in questo caso Intesa Sanpaolo, paga direttamente lavoratori e fornitori di Fca-Fiat”.

In Gemania e in America, ballano ben altre cifre

In Germania e in America pensano a prestiti e incentivi ben più consistenti. Ma tanto basta per resuscitare il vecchio odio della sinistra contro la grande industria e in particolare contro la Fiat. Col risultato che la Fiat non c’è quasi più. Anche se 50 mila dipendenti e un indotto a quasi mezzo milione di persone non sono una coop.

E che la tanto amata piccola e media industria italiana non ha quasi più ruolo sui grandi mercati. Si è ridotta al rango di fornitore di tedeschi e francesi. E mentre la Fiat di Valletta faceva la fabbrica in Russia, in Cina la fanno i tedeschi.

Piccola nota. Se è vero quello che abbiamo trascritto, l’odiato prestito alla Fca-Fiat includerà fra i beneficiari anche i fornitori. Che, da decenni, non sono più esclusivi della Fiat, ma servono anche le grandi aziende tedesche e francesi. Quindi sarà aumentta la competitività di un settore industriale che rappresenta il 6% del pil italiano e il cui export ci mantiene tutti.

Una parola definitiva la dice Marco Bentivogli, segretario della Fim-Cisl, una parte dei metalmeccanici. “Populismo da salotto”, sibila a Paolo Griseri che raccoglie per Repubblica.

I giornalisti di Repubblica oggi farano assemblea. Forse ci scapperà uno sciopero, perché giustamente il direttore Maurizio Molinari non ha voluto pubblicare un loro documento su un articolo di Francesco Manacorda, capo redattore dell’Economia.  L’articolo spiegava bene, con entusiasmo e tutti i dettagli, l’operazione prestito Fca-Fiat.

Non si sa cosa volesse il comitato di redazione. Ma da registrare quel che scrive il sito Professione reporter sulle attività del cdr di Repubblica da quando Molinari è direttore:

Sciopero, sciopero

Sciopero quando il predecessore Verdelli è stato sostituito proprio nel giorno (23 aprile) in cui, secondo i gruppi neonazisti che lo minacciavano, sarebbe dovuto morire. Polemica sull’istituzione del premio per il miglior giornalista della settimana con 600 euro in palio.

“Clamore per la decisione di Molinari di scrivere un fondo ogni domenica sotto quello del Fondatore Eugenio Scalfari”.

Per non dire poi dell’esodo, per solidarietà con Verdelli e per i mutamenti avvenuti nei contenuti del giornale, di alcuni collaboratori come Gad Lerner, Enrico Deaglio, Pino Corrias.

Cosa c’entri la tradizione di Lotta Continua con le radici di Repubblica, da Scalfari definite liberal-socialiste è dura da capire. Sfogliare un po’ le raccolte di Repubblica dal ’76 all’80 può essere una interessante anamnesi. E forse Scalfari e Ezio Mauro farebbero bene a dire qualcosa anche loro.