Federalismo fiscale: i quattro scenari del “O la va o la spacca”

Pubblicato il 16 Settembre 2010 - 17:44 OLTRE 6 MESI FA

O la va o la spacca: hanno studiato gli effetti del federalismo fiscale e hanno disegnato quattro “scenari”. Il migliore prevede che il Mezzogiorno si adegui e si riscatti, il peggiore la “cesura totale” tra Sud e Nord. Il lavoro è stato fatto da una serie di analisti (dal Censis alla Fondazione Nord-Est, fino agli economisti Nicola Rossi e Innocenzo Cipolletta) che hanno sintetizzato e descritto quali possono essere le conseguenze dell’attuazione del federalismo.

Scenario 1. E’ quello più ottimista: può essere sintetizzato con ottimizzazione dei costi e miglioramento dei servizi. Le Regioni più virtuose dal punto di vista della gestione sanitaria potrebbero “esportare” nel resto d’Italia il proprio modello: la riduzione della spesa sanitaria porterebbe, nel Nord, più risorse da investire nelle politiche sociali. Le Regioni meridionali, se riuscissero a ottimizzare l’autonomia nella gestione delle risorse, potrebbero puntare a far rientrare la spesa pubblica: in questo modo, in un arco di tempo più o meno lungo, anche il Sud potrebbe attestarsi su “livelli standard” previsti dalla riforma. E’ la grande riforma dello spendere meno e spendere meglio.

Scenario 2. Aumenta il divario tra Nord e Sud. L’ipotesi è che solo le Regioni settentrionali riescano a mettersi in pari con i “livelli standard” del federalismo. Al contrario, il Sud avrebbe difficoltà a stare al passo con i parametri della riforma: la spesa pubblica del Meridione continuerebbe ad avere grosse difficoltà. La crescente differenza tra Nord e Sud spingerebbe le regioni settentrionali ad allontanarsi dal governo di Roma. Come preannunciato dal ministro per la Semplificazione Normativa Roberto Calderoli, prevarrebbe in questo caso il “modello Baviera”.

Scenario 3. E’ quello che prevede un più consistente aumento della spesa pubblica: ipotesi che si verificherebbe se le strutture amministrative fossero “duplicate” (cioé se gli uffici “centrali” venissero “replicati” anche in sede centrale). Questa ipotetica prassi viene definita “svuotamento della riforma” perché le prerogative del federalismo verrebbero meno. Aumento della spesa sanitaria vorrebber dire poi aumento delle imposte locali: per rientrare nella spesa, gli amministratori locali sarebbero costretti ad esempio ad aumentare l’Irpef. Per il Sud si tratterebbe di un’occasione persa: le Regioni meridionali, uscendo dai parametri della riforma, non avrebbero più capacità di spesa dei fondi dell’Unione Europea. Il rischio maggiore sarebbe che al Sud continuerebbe ad esserci un “uso clientelare delle risorse pubbliche”.

Scenario 4. Il “fallimento” del federalismo su tutta la linea. La diversità dei bilanci regionali spingerebbe le Regioni verso un “egoismo” sfrenato, portando alla frammentazione del Paese: questa è infatti l’ipotesi che prevede, infine, la secessione. Perché una soluzione così drastica? Perché le Regioni del Nord diventerebbero irrimediabilmente intolleranti nei confronti della gestione scadente delle risorse al Sud. Le Regioni meridionali farebbero fatica, in questo scenario, persino a garantire i servizi essenziali a causa dei gravissimi “buchi” nei bilanci.