Finanziaria, Galan: “Sui tagli a cultura, agricoltura e istruzione decidiamo tutti, non solo Tremonti”

Pubblicato il 18 Marzo 2011 - 10:00 OLTRE 6 MESI FA

Giulio Tremonti

ROMA – ”Sui tagli alla cultura decide il Consiglio dei ministri, non Tremonti”. Ancora a tutti gli effetti ministro dell’Agricoltura, Giancarlo Galan, in pole position per sostituire alla cultura il dimissionario Sandro Bondi, parla chiaro. I finanziamenti per la cultura, dice da Bruxelles ai cronisti che gli chiedono del rimpasto di governo rinviato, ”si discutono in Consiglio dei ministri. E’ il governo che decide che cosa sacrificare, se la cultura, l’agricoltura o l’istruzione, perchè non si tratta del problema di chiedere i soldi a Tremonti”.

”Nessuno deve essere sottosegretario all’economia e io di certo non lo sono – aggiunge – Il governo è un organismo collegiale, in cui si decide insieme. Se si decide di tagliare da qualche parte, lo decide il governo, non un ministro”. Quindi, ”se mi dovesse capitare di occuparmi dei fondi per i beni culturali chiederei una discussione seria al Consiglio dei ministri, se necessario in Parlamento, per decidere se e dove è necessario tagliare e con quali criteri”.

Il responsabile del tesoro, che proprio a colloquio con Riccardo Muti ha dato la sua parola per la cultura, è avvertito. Ma a dare speranza per le sorti del Fondo unico per lo spettacolo decurtato e per i conti in rosso del ministero dei beni culturali sono arrivate anche le parole del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che nel suo discorso alle camere riunite per i 150 anni dell’Unità d’Italia ha ricordato l’importanza di lingua e cultura come ”fattori determinanti di questa nostra identità italiana”.

E’ lì forse – ha detto il capo dello Stato – ”il principale segreto dell’attrazione e della simpatia che l’Italia suscita”. Applauditissimo, Napolitano ha sottolineato l’importanza della tradizione musicale che riscuote successi nel mondo, ha citato il contributo del ”migliore cinema italiano nel rappresentare la realtà e trasmettere l’immagine del nostro Paese”.

Per cultura e spettacolo parole importantissime, hanno commentato in molti. Parole accolte con grande sollievo anche all’archeologo Andrea Carandini che qualche giorno fa ha annunciato le sue dimissioni dalla guida dei Consiglio Superiore dei Beni Culturali proprio per denunciare il dramma dei tagli. ”Un discorso alto che mi auguro possa far rimeditare tutti coloro che tentennano e che gli italiani tutti si uniscano per salvare il paese”. La posta in gioco è altissima, ribadisce l’archeologo, ”Se non manteniamo i nostri beni culturali l’effetto alla lunga sarà quello di uno tsunami”, dice.

Anche se – dopo lo sconforto che qualche giorno fa lo aveva portato ad annunciare le dimissioni – lo studioso si dice più fiducioso: ”Ho visto che il mio discorso è stato capito da tutte le parti”. Mentre lancia un appello al consiglio dei ministri e al ministro dell’economia Tremonti: ”Ho fiducia che capita veramente la gravità della situazione ci venga incontro e ci aiuti, non posso credere che voglia legare il suo nome alla rovina della cultura”.

Anche Muti prima di concludere la festa con il suo Nabucco torna sulla questione con il Tg1 :”Il fatto che il ministro si sia reso disponibile dicendo che dava la parola di affrontare il problema e risolverlo è positivo”. Di fatto, dopo l’impegno di Tremonti (che prima di Muti e Alemanno aveva parlato della questione cultura anche con il premier Berlusconi) qualche spiraglio concreto per il settore sembra potersi aprire. Le necessità messe sul tavolo da Alemanno e Muti – sulla base di schede tecniche preparate al ministero dal capo di gabinetto e direttore dello spettacolo dal vivo Salvo Nastasi – indicano non meno di 150 milioni di euro per il triennio 2011-12-13 per lo spettacolo, non meno di 200 milioni di euro per i beni culturali e 10 milioni per gli istituti culturali. La trattativa è aperta.