Manovra: Tremonti pensa a una tassa extra per i super manager

Pubblicato il 19 Maggio 2010 - 20:48| Aggiornato il 20 Maggio 2010 OLTRE 6 MESI FA

Giulio Tremonti

Giulio Tremonti pensa a “tassare” i maxi stipendi dei manager pubblici per sistemare i conti dello Stato. Inoltre potrebbero esserci all’orizzonte tagli nei confronti degli enti comuni. E’ quanto rivela l’Ansa secondo cui il ministro dell’Economia, a lavoro per preparare la manovrina finanziaria del governo, sta pensando proprio a questa possibilità. Da sottoporre poi al vaglio di Berlusconi.

Per “indorare” la pillola, il ministro non parlerebbe di “tassa” sui ricchi ma più che altro di un “contributo” del 10% o del 15% da prelevare da tutti gli stipendi dei dirigenti pubblici che superano i 100 mila euro annui. Un contributo “coatto” che dovrebbe però stringere la cinghia per i super manager per un lasso di tempo relativamente corto: da due o tre anni.

Una misura che farebbe sentire quei “sacrifici”, di cui tanto si sta parlando, prima di tutto a i più abbienti.  Per ora è solo un’idea, riferisce l’Ansa, ma il ministro dell’Economia vuole sottoporla all’attenzione del premier Silvio Berlusconi nel corso dell’incontro che i due avranno questa sera.

Ma la tassa extra sui super manager è solo una delle ipotesi che il ministro dell’Economia vorrebbe sottoporre al premier. Tra le altre ipotesi c’è prima di tutto quella sui tagli agli stipendi dei politici, parlamentari e ministri. Anche in questo caso l’ipotesi principale è quella della “regola del 10%”, ma non è escluso che si possa arrivare a qualcosa di più.

Altro nodo è quello dei tagli agli enti locali. Secondo quanto riferisce l’Apcom, arriveranno 2 miliardi di tagli per due anni per le Regioni e altrettanti per i Comuni, per un totale di 4 miliardi per il biennio. La stretta sui trasferimenti agli enti locali si somma ai tagli già previsti dalla manovra triennale del 2008.

La macchina per la messa a punto della manovra, ad ogni modo, è a pieni giri. Nel tardo pomeriggio il ministro delll’Economia Giulio Tremonti ha nuovamente incontrato le parti sociali ma senza la Cgil. Un incontro tecnico c’é stato inoltre con il presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, il direttore delle Entrate, Attilio Befera. Il ministro avrebbe visto anche i colleghi del Lavoro e della Semplificazione Maurizio Sacconi e Roberto Calderoli. Tutto questo per scremare le diverse proposte ed arrivare alla manovra 2011-2012 da 25-28 miliardi che dovrebbe vedere la luce entro i primi di giugno.

Tra le notizie della giornata anche le rassicurazioni del ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini: la scuola non sarà toccata dalla manovra. Il ministro ha escluso anche tagli agli automatismi degli stipendi degli insegnanti (anche se lei nelle sue dichiarazioni non lo esplicita) di cui si parla in questi giorni. +

E il ministro Sacconi vede nell’attuale congiuntura l’occasione per procedere più speditamente nel percorso delle riforme. Sui tagli apre anche il presidente della Camera, Gianfranco Fini, dicendosi pronto ad un confronto che nella sua autonomia (non con la manovra dunque) Montecitorio potrebbe decidere. Ma oltre alle indiscrezioni dei giorni scorsi rimane sul tappeto un il tema della lotta all’evasione fiscale, che si aggiunge alle ipotesi già circolate come i tagli alla sanità, la stretta sui medicinali, lo slittamento delle finestre pensionistiche, i tagli ai parlamentari e ai manager della p.a., la lotta alle false invalidità, ecc.

Arriverebbe un severo disboscamento degli enti inutili. “In un momento difficile come questo, – dice il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera prima di andare nel pomeriggio da Tremonti – o lo Stato riesce ad incidere profondamente sull’evasione fiscale, o si mantiene elevato il rischio di difficoltà per il Paese”. Ma a fare da contraltare alle parole di Befera arriva la Corte dei Conti che mette in guardia sui “rischi latenti ed i perduranti problemi di credibilità della lotta all’evasione”. Rischi che secondo la magistratura contabile “non vanno sottovalutati” anche perché cresce sempre di più il peso delle entrate da lotta all’evasione nella copertura delle ultime manovre finanziarie.

Sempre sulla lotta all’evasione intervengono i commercialisti: i tagli alla spesa e la lotta all’evasione fiscale “devono marciare su binari paralleli – dice il presidente del Consiglio nazionale dell’ordine, Claudio Siciliotti – per spezzare un perverso, tacito, patto sociale che lega un certo lassismo sul fronte del pubblico impiego a quello sul recupero dell’evasione”. Ancora la Corte dei Conti, in vista della nuova manovra e con un occhio a quelle del passato, mette in guardia: il taglio agli stipendi dei top manager pubblici porterà poco gettito pur avendo un valore etico e in generale per il contenimento della spesa pubblica “si è già raschiato il fondo del barile”.

Cioé saranno possibili razionalizzazioni ma non forti tagli. Un tema questo che fa scendere in campo anche i magistrati: il comitato intermagistrature ha chiesto che le toghe siano ricevute dal sottosegretario alla presidenza Gianni Letta per essere consultate. I giudici amministrativi hanno già proclamato lo stato di agitazione.

Un’altra idea, cioé quella della lotta ai falsi invalidi viene ridimensionata dal presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua: “non si risparmia sugli invalidi, si possono solo contenere le spese sui falsi invalidi” e continua a protestare la Fish (federazione italiana superamento handicap) che denuncia come sulla questione dei falsi invalidi c’é soprattutto tanta “falsa” informazione. Per i sindacati parla oggi il leader della Uil, Luigi Angeletti, che promuove l’idea di colpire i falsi invalidi, gli evasori e di tagliare gli stipendi dei politici mentre la Confcommercio ritiene che il governo si stia muovendo nella giusta direzione varando una manovra economica che non prevede aumento delle tasse.