Il metalmeccanico del Guandong ha la settimana di 72 ore, tre turni al giorno e straordinari come regola

di Dini Casali
Pubblicato il 24 Febbraio 2011 - 13:42| Aggiornato il 14 Luglio 2011 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Provate a spiegare a un operaio cinese la “battaglia” delle 35 ore. Non capirebbe mica: vi spiegherebbe che da lui la settimana lavorativa consta di ben 72 ore. Chiedetegli se è iscritto a un sindacato: “What sindacato?”  risponderà, naturalmente in mandarino.  “Un operaio del Guangdong è disposto a lavorare anche oltre 60 ore alla settimana e se non può fare straordinari se ne va perché la busta paga è troppo bassa.” A spiegarlo è Emanuele Marchi, direttore delle risorse umane del gruppo trentino Zobele – che produce vaporizzatori, prodotti per la pulizia di superfici, stoviglie, scioglimacchia, cura delle scarpe, proprio nella regione del Guandong. Una zona dove è forte l’afflusso di manodopera dalle campagne. Manodopera interessata a guadagnare il più possibile e disposta a lavorare su tre turni di otto ore settimanali e a non disdegnare ulteriori ore di straordinario.

La politica attuale del Partito Comunista cinese è quella della valorizzazione e fidelizzazione della categoria dei metalmeccanici, con un progressivo aumento dei salari. La produttività prima di tutto, ma anche un occhio ai consumi interni. Il primo segnale è arrivato un anno e mezzo fa e da allora i salari sono passati da un livello base di 950 yuan – che potevano arrivare a 1.200 con gli straordinari – “a un livello base che parte da 1.320 yuan e può arrivare a 2.150 yuan”, dice Marchi.

I contratti di lavoro sono di durata breve, annuali, in molti casi, ma anche biennali, triennali, con possibilità di rinnovo. L’organizzazione del lavoro cambia da stabilimento a stabilimento, così come le ore lavorate che non sembrano avere un tetto. Si va da un minimo di 48 alla settimana più straordinari che in genere sono 2 ore al giorno e quindi 60 ore a settimana a un massimo di 72 ore alla settimana. La costante è che si lavora 6 giorni su 7 e nei picchi 7 giorni su 7, quindi anche di domenica, senza pause durante la settimana. I turni partono da un minimo di 8 ore e sono in genere tre al giorno, eccezion fatta per alcune imprese dove sono due di 10 ore. Stando a quanto riferiscono le imprese c’è molta disponibilità da parte degli operai a lavorare dopo la fine del turno. E così, nei picchi produttivi, in coda a ciascun turno vengono spesso aggiunte due ore.