Eni, Gazprom e la partita dell’energia nel nome dell’interesse nazionale

Pubblicato il 5 Dicembre 2010 - 11:29 OLTRE 6 MESI FA

I dubbi e i sospetti si addensano sempre più in questi giorni su Eni: dopo le rivelazioni di Wikileaks, ora nessuno può più ignorare che forse c’è qualcosa che va oltre i semplici accordi e affari energetici. Lo scrive chiaramente oggi Massimo Mucchetti sul Corriere della Sera: “L’Eni ha un problema: dimostrare di perseguire solo gli interessi dell’azienda, contribuendo con la propria sapienza alla politica energetica nazionale”.

Un dovere verso i soci di minoranza, che hanno nelle mani quasi il 70 per cento del capitale. E verso i mercati finanziari, generosi di un Italian discount all’Ente nazionale idrocarburi. Ma soprattutto un gesto di trasparenza Eni lo deve all’Italia, “con le cui risorse è stato costruito”.

I punti oscuri, scrive ancora Mucchetti, sono due: “come è stata disinnescata la mina Mentasti e il futuro del progetto South Stream”. Sul primo punto risulta fondamentale il ruolo non dell’amministratore delegato Paolo Scaroni, bensì di due consiglieri, che avrebbero “fatto fuori” il patrone della San Pellegrino: l’economista industriale Alberto Clò, ex ministro del governo Dini, e un altro economista, di fede leghista, Dario Fruscio.

Fruscio formalizzò le proprie perplessità su Mentasti in una lettera al collegio sindacale presieduto da Paolo Colombo, e al comitato di controllo interno, presieduto da Marco Reboa. Così venne giuicato non conveniente per l’Eni l’accordo con Gazprom firmato il 16 giugno dallo stesso Scaroni, che difendeva South Stream rispetto al rivale europeo Nabucco.

“Premessa del discusso affare, sottolinea Mucchetti, è la liberalizzazione del gas in Europa che apre ai fornitori l’accesso ai clienti finali”. Ma, dal momento che i gasdotti che entrano in Italia sono saturi di gas russo comprato dall’Eni, l’unico modo per “far spazio a Gazprom” è rivendergliene una parte.

Mincato, insidiato dall’arrivo di Mentasti nell’austriaca Centrex che, per conto di Gazprom, avrebbe rivenduto il gas in Italia.  La Centrex rivende 2 miliardi di metri cubi di gas ogni anno in Italia, e la partecipazione di Gazprom alla joint-venture Promgaz con l’Eni, che sistema altri 2 miliardi di metri cubi alla Edison, sale dal 50 al 75%.

“Secondo i calcoli ufficiosi, stima Mucchetti, tra i 280 e i 320 milioni di utile verrebbero travasati ogni anno ai russi e al loro amico italiano senza grandi contropartite”. Il contratto tra Eni e Gazprom sarebbe valido, ma interviene l’Antitrust, che offre a Scaroni l’argomento con cui far fare marcia indietro ad Alexiei Miller, il numero uno di Gazprom.

L’ingresso ufficiale di Gazprom sul mercato italiano viene sancito dal governo Prodi con l’accordo quadro del 2006, al quale seguiranno altri contratti. “Promgaz resta paritetica e continua a servire a Edison i suoi 2 miliardi di metri cubi. Gazprom fa due nuove joint-venture da 1,5 miliardi di metri cubi ciascuna con A2A e Iren e con Enia, Ascopiave e altri minori. E a questo scopo ricompra gas dell’Eni”.

Nel frattempo, come chiesto dall’Autorità per l’energia, si potenzia per 6,5 miliardi di metri cubi la portata del gasdotto e Gazprom la offre a oltre cento piccoli operatori. Il gas russo che Gazprom può piazzare in Italia senza Eni e al netto delle quote dei partner arriva così, in teoria, a 9 miliardi di metri cubi. In cambio, Scaroni ottiene, con la benedizione di Prodi e del ministro dello Sviluppo economico, Pierluigi Bersani, la proroga al 2035 dei contratti take or pay.

Alla fine poi South Stream, avviato dal governo Prodi nel 2007, se l’è intestato Berlusconi. Scaroni l’ha più volte difeso contro il Nabucco. Nel luglio 2009 il consiglio dell’Eni hdiscute del South Stream con forti riserve, rinviando ogni decisione al 2012. Dubbioso sul gasdotto è il presidente del comitato strategico Clò.

Eppure Ucraina e Polonia non fanno più paura. Al consiglio dell’Eni risulta che, con il South Stream, le importazioni dalla Russia salirebbero da 26 a oltre 50 miliardi di metri cubi l’anno attraverso contratti di lungo periodo. Il prezzo del gas, invece, è in calo.

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