Sicilia e Puglia, due regioni nella bufera tra inchieste per corruzione e alleanze saltate

di Enrico Pirondini
Pubblicato il 19 Aprile 2024 - 09:37
puglia

Foto archivio Ansa

Due regioni italiane sono nella bufera: Sicilia e Puglia. Altre potrebbero accodarsi. Ma, per favore, non tiriamo fuori la vecchia solfa delle “inchieste ad orologeria”. Qui l’affare è serio e vecchio. Le prime avvisaglie sono infatti datate. Dunque nessuna sorpresa. Vediamo.

MAFIA E CORRUZIONE IN SICILIA – L’inchiesta è tosta: mafia e voto di scambio in Sicilia, nel Catanese. Arrestato un sindaco e sospensione di un anno dall’esercizio delle funzioni pubbliche per il vice del governatore Schifani alla presidenza della regione nonché assessore all’agricoltura. Ex Pd, ex UDC, ex Italia Viva, recordman di presenze elettorali, il leghista sospeso è accusato di corruzione. Si è dimesso. In Sicilia è la terza inchiesta in 15 giorni. Dopo Puglia e Torino ancora una istituzione nel caos. Tranciante la Dda: degenerazione affaristica della politica. Il vicegovernatore, 39 anni, è un “ signore delle tessere” cresciuto all’ombra della casa di cura di famiglia, tanto da incassare ben 22.000 preferenze nel 2022 sotto il vessillo leghista. Sta facendo traballare la giunta regionale di Renato Schifani.

La regione siciliana non è l’unica ad avvertire impaccio per l’inchiesta che conta 6 arresti, 5 misure cautelari e un totale di una trentina di indagati tra cui 11 politici con pesanti accuse: scambio elettorale politico-mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso, corruzione aggravata. Naturalmente i Grillini sono andati subito all’attacco proponendo come assessore alla agricoltura il deputato regionale M5S Luigi Sumeri. Ma anche Italia Viva non è stata a guardare. Ha parlato la senatrice Raffaella Paita che ha rimarcato “la mafia è un cancro, e dico grazie a tutti i magistrati e forze dell’ordine che la combattono. Ma se si è garantisti lo si è sempre, anche con i reati più odiosi. Chi sbaglia deve pagare. Ma a stabilirlo sono le sentenze definitive”.

BARI, PD E M5S ALLE URNE DIVISI – È saltato il campo largo a Bari. Pd e M5S hanno preso atto della impossibilità di trovare una intesa e se i democratici sosterranno Vito Leccese, i Grillini voteranno l’avvocato penalista Michele Laforgia. Ma hanno fatto anche un patto di sostegno reciproco: al ballottaggio i due contendenti del campo largo, per succedere ad Antonio Decaro alla guida del Centrosinistra barese, saranno alleati. Secondo la vecchia regola: marciare divisi per colpire uniti. Già che c’erano i due partiti hanno fatto sapere che, ”il dialogo fra noi non si è mai interrotto e che entrambi abbiamo cercato una soluzione che potesse fare sintesi delle diverse esigenze dei partiti, dei movimenti e delle associazioni che compongono il fronte progressista”.

Laforgia e Leccese hanno confermato la volontà di restare in campo per il primo turno. L’impegno comune è contro il Centrodestra e per la legalità, viste le recenti vicissitudini giudiziarie pugliesi. Hanno aggiunto:” Qualora uno fra noi venga eletto sindaco, c’è la disponibilità a costruire una squadra di governo che valorizzi le esperienze e le competenze di entrambi gli schieramenti